Dove non è riuscito il Referendum e dove non sono riuscite le denunce di Grillo e dei “nemici della casta”, è riuscita la crisi economica. E adesso abbiamo la conferma che la situazione è davvero nera!
Niente rimborso elettorale per le forze politiche che domani, 31 luglio, avrebbero dovuto incassare 50 milioni per le spese sostenute per il rinnovo della Camera del 13 e 14 aprile. Il collegio dei questori di Montecitorio ha comunicato all’ufficio di presidenza riunito ieri che “allo stato la provvista non è disponibile”. Il Ministero del Tesoro, infatti, non ha a disposizione il budget previsto per quest’anno, pari a 50.309.438 euro, e dunque i tesorieri dei partiti per adesso dovranno attendere e arrangiarsi. Il presidente Gianfranco Fini ha, però, rassicurato i rappresentanti di tutti i partiti: tanto lui quanto il presidente del Senato Renato Schifani si faranno sentire presso il Ministero del Tesoro.
I più preoccupati sono, ovviamente, i partiti maggiori: circa 19 milioni sarebbero dovuti andare al Pdl (12,5 a Forza Italia e la metà ad An), poco meno di 14,5 al Pd (8 all’Ulivo, 4,5 ai Ds, 2 alla Margherita), quasi 5 alla Lega, 3,5 all’Udc. Ma ci sono anche i 3 circa dell’Italia dei valori e poi quelli destinati ai partiti che non sono entrati alla Camera ma hanno comunque superato la percentuale simbolica dell’1%. I 2 milioni di Rifondazione comunista e giù a scendere ai Comunisti italiani, ai Verdi, all’Udeur.
Il ciclone Mani pulite e il referendum del ‘93 avevano cancellato il finanziamento pubblico ai partiti, com’è noto, resuscitato nel 1999 come “rimborso elettorale”. Ora, il fondo da ripartire per ciascun anno di legislatura si ottiene moltiplicando l’importo di un euro per il numero di iscritti nelle liste elettorali della Camera. Non dunque in base agli elettori effettivi, ma solo agli “aventi diritto”. E i due dati, ovvio, non corrispondono mai. Nel 2006 per Montecitorio ha votato l’83% degli aventi diritto. Se il rimborso fosse stato agganciato a chi ha realmente votato, sarebbe stato pari a 41 milioni e 789 mila euro, invece è lievitato di otto milioni. E la storia si è ripetuta alle ultime del 2008 quando l’affluenza è stata dell’80,5%. Stesso meccanismo con la medesima provvista di 50 milioni anche per il Senato. Ed è pressoché scontato che il congelamento del rimborso scatterà anche lì. I cento milioni complessivi resteranno per ora, finché le pressioni dei presidenti Fini e Schifani non sortiranno effetti, solo un titolo di credito vantato dai partiti.
Fabiana Cammarano
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