L’idea di creare, attraverso Google Books, la più grande libreria elettronica del mondo, dove consultare ed acquistare i libri in formato digitale ha generato non poche polemiche in tutto il mondo.
Il problema principale è, ovviamente, quello del diritto d’autore e, negli Stati Uniti, dopo una “class action” intentata da autori ed editori, la questione è stata apparentemente risolta con un accordo in base al quale Google Books mette a disposizione 125 milioni di dollari per compensare i diritti sulla distribuzione di opere tutelate da copyright. Per questo è stato creato un ‘registro’ delle opere ancora tutelate da diritti di proprietà intellettuale. L’intesa, tuttavia, deve ancora passare al vaglio della Giustizia americana.
In Europa il progetto ha suscitato forti opposizioni da Italia, Germania, Francia, Austria, Norvegia e Svezia. Ieri, a Bruxelles, si è tenuto il primo incontro tra Dan Clancy, ideatore e responsabile del progetto Google Books, e i commissari europei responsabili della società dell’informazione e del mercato unico. La trattativa andrà avanti per tutta la settimana.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, il colosso americano avrebbe già fatto un passo indietro sulla sua volontà iniziale di mettere on line, in Usa, libri presenti sul mercato europeo ma non su quello statunitense.
“I libri europei saranno offerti solo dietro una esplicita autorizzazione di chi ne detiene i diritti”, ha spiegato Daniel Clancy. Google tratterrà il 37% di quanto pagato per leggersi un libro scannerizzato, mentre il 63% andrà a chi ne detiene i diritti. Clancy incontrando i giornalisti è partito all’attacco sul fronte cultura-democrazia. “Ci sono molti testi che non sono facilmente accessibili nelle librerie o nelle biblioteche. Ad esempio le grandi università possono offrire ai loro studenti testi che i piccoli atenei non hanno modo di raggiungere. Avere i testi on line è quindi anche una questione di democrazia, che in questo caso aumenta”.
L’atteggiamento della Commissione europea non è sembrato ostile. In un comunicato congiunto i commissari all’Informazione, Viviane Reding, e al Mercato Interno, Charlie McCreevy, hanno affermato che “è necessario tutelare il rispetto totale delle regole sui diritti d’autore per assicurare una giusta remunerazione agli autori”, ma hanno anche “dato il benvenuto ad una collaborazione pubblico-privato per favorire la digitalizzazione dei libri”. Su questo, infatti, c’è un problema enorme in Europa: digitalizzare i milioni e milioni di volumi in possesso delle biblioteche pubbliche è economicamente insostenibile per i governi (ed infatti la Francia che voleva farlo si è arresa e si è rivolta a privati). Solo circa l’1% dei testi europei nelle biblioteche pubbliche è stato digitalizzato e questo, spiegano i commissari, “ci pone di fronte ad una sfida di proporzioni erculee che il settore pubblico deve condurre, ma per il quale ha bisogno del sostegno dei privati”.
Resta invece categorico il “no” della Federazione degli editori europei (Fep), che riunisce gli editori di 26 paesi e del ‘cartello’, Open Book Alliance, che al suo interno vede editori, autori e altre imprese attive sul fronte dell’informatica e delle vendite online (Amazon, per esempio).
L’Aie (l’Associazione italiana editori) ieri, nell’audizione tenuta a Bruxelles, ha sottolineato che il programma ‘Settlement’ di Google Books prevede che Google possa digitalizzare e vendere in diverse forme le opere fuori commercio a meno che gli autori o gli editori non dispongano diversamente registrandosi in un apposito Registro. “Ciò viola in più parti la Convenzione di Berna sul diritto d’autore che stabilisce il consenso preventivo per qualsiasi utilizzo delle opere e che la tutela prescinda da qualsiasi registrazione”. “Siamo di fronte – sostiene sempre l’Aie – a un accordo privato che di fatto istituisce un regime speciale di gestione dei diritti a favore di una singola impresa. Il che è senza precedenti, in quanto le eccezioni del diritto d’autore sono sempre stabilite invece dalla legge e a favore del pubblico, non di un singolo. Un regime di questo genere genera rischi concreti di creazione di un monopolio nell’editoria elettronica libraria. Qualsiasi concorrente di Google, infatti, dovrà continuare a chiedere le dovute autorizzazioni. Chi potrà competere con il gigante di Mountain View, che già può sfruttare le sinergie con il suo motore di ricerca per acquisire visibilità?”.
Nel Vecchio Continente esistono due progetti analoghi a quello ideato da Google: ‘Europeana’, appoggiata dalla Commissione di Bruxelles, e ‘Arrow’, sponsorizzato dagli editori. Nessun dei due, però, visti i costi astronomici dell’impresa, ha fatto molti progressi. A tutt’oggi solo l’1% dei libri custoditi nelle biblioteche europee è stato digitalizzato.
Numerosi sono anche quelli che difendono Google Books in nome della libertà di ‘accesso’: si tratta di autori, gruppi per i diritti civili, ecc.. “L’accesso alla conoscenza significa una vera uguaglianza di opportunità in una società democratica” dice Wade Henderson, presidente e amministratore delegato della Leadership Conferenxe on Civil Rights. A favore di Google anche la United States Association: “con GoogleBooks – dice il presidente dell’associazione Gregory Cendana – tutti gli studenti in qualsiasi luogo degli Stati Uniti potrà avere i più grandi libri del mondo a portata di mouse…”.
Ma il diritto d’autore è solo uno delle numerose problematiche da risolvere. Secondo la Federal Trade Commission (Ftc), Google dovrebbe sviluppare una politica di privacy per il suo progetto di digitalizzazione. Nello specifico l’Ftc invita Google a “’focalizzare l’attenzione sulla limitazione di usi secondari dei dati personali raccolti tramite Google Books, compresi gli usi che possano essere contrari alle ragionevoli aspettative dei consumatori”. Tra questi l’utilizzo dei dati sulle preferenze degli utenti per promuovere pubblicità ad hoc. “L’iniziativa Google Books può apportare notevoli benefici ai consumatori, ma rappresenta anche una sfida per la difesa della privacy, a causa della grande quantità di dati che potrebbe essere raccolta – ha puntualizzato il presidente dell’Authority, Jon Leibowitz -. Proprio per questo l’agenzia farà pressioni affinché la privacy dei clienti venga rispettata”.
Fabiana Cammarano