Ieri la Commissione Europea ha adottato una decisione antitrust che proibisce a 24 società europee di gestione collettiva del diritto d’autore di limitare le possibilità di offrire i propri servizi ad autori e utilizzatori fuori dai propri territori di appartenenza. La decisione permette, in ogni caso, alle società di mantenere il sistema corrente di contratti bilaterali di reciproca rappresentanza, e di mantenere il diritto di predisporre livelli di pagamenti dei proventi all’interno dei propri territori. Le pratiche proibite consistono nelle clausole standard di reciproca rappresentanza contenute nei contratti predisposti dalla CISAC (International Confederation of Societies of Authors and Composers), che, secondo la Commissione, sono in violazione dell’art. 81 del Trattato UE e dell’art. 53 del Trattato EEA. La Commissione pretende che le società modifichino i contratti e gli usi, ma non impone alcuna sanzione.
Secondo la Commissione, di tali modifiche ne trarranno beneficio gli autori, che potranno scegliere la società che meglio può negoziare i propri diritti (sulla base della qualità del servizio, dell’efficienza nella collecting e nel livello di provvigione trattenuta). Dovrebbero trarne vantaggio, sempre secondo la Commissione, anche gli utilizzatori nel caso di licenze per l’utilizzo delle opere musicali in Internet, via cavo e via satellite.
Estremamente negativo il commento di ECSA (European Composers and Songwriters Alliance), l’associazione, leader in Europa, che rappresenta moltissimi autori musicali europei (Benny Anderson (Abba), Charles Aznavour, Patrick Doyle, Robin Gibb (Bee Gees), David Gilmour (Pink Floyd), Maurice Jarre, Mark Knopfler (Dire Straits), Michel Legrand, Sir Paul McCartney, Laurent Petitgirard, ecc.), la quale ritiene che la decisione distruggerà la raccolta dei proventi in Europa: “Un attacco alla diversità culturale e un danno per i musicisti. Di tale decisione beneficeranno esclusivamente gli utilizzatori dei repertori delle multinazionali, mentre le piccole medie imprese europee e gli autori non legati alle multinazionali ne pagheranno le conseguenze. Come le piccole società di gestione collettiva, le quali non saranno più in grado di affrontare il mercato, di conseguenza spariranno, e con loro gli editori musicali indipendenti e i piccoli autori”.
Dello stesso tenore il commento del Presidente della S.I.A.E. Avv. Giorgio Assumma: “Nell’Unione europea, quindi anche in Italia, gli autori sono da tempo liberissimi di aderire alle Società di autori che preferiscono e pertanto la concorrenza tra Società di autori c’è già. Non sussiste ormai alcuna clausola di affiliazione che ponga vincoli agli autori nell’adesione a qualsiasi società, ma desta forte preoccupazione lo scenario che si prefigura nella raccolta dei diritti specialmente in un contesto quale quello dell’online, in cui autori e società di gestione collettiva già incontrano rilevanti difficoltà nell’ottenere il riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale. Condivido pienamente il timore di tutti gli autori del mondo che recentemente, temendo la decisione di Bruxelles, avevano rappresentato al Presidente dell’Unione Barroso le gravissime ripercussioni che una tale decisione avrebbe comportato, per la tutela dei diritti d’autore a causa della conseguente incertezza giuridica e gestionale che ne sarebbe derivata senza alcun reale vantaggio per i consumatori finali”.
Al contrario FIMI, che rappresenta in Italia le multinazionali del disco e da sempre è in netto contrasto con le posizioni della SIAE, accoglie con favore la decisione della Commissione. Enzo Mazza, presidente della federazione, ha dichiarato: “Lo sviluppo della musica digitale in Europa è stato frenato negli ultimi anni da un’inconcepibile sistema di licenze che andava contro lo spirito stesso della rete, ci auguriamo che con questa decisione il mercato online possa finalmente raggiungere il tasso di crescita americano e che si sviluppi anche in Europa un sano e competitivo mercato dei diritti d’autore”.
Fabiana Cammarano
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