LA CASSAZIONE BACCHETTA LA RAI: GIORNALISTA VA REINTEGRATA E RISARCITA

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Una giornalista precaria aveva il diritto di essere assunta a tempo indeterminato. La Rai le nega tale diritto e la licenzia. Ora la Cassazione fa giustizia.
La sezione lavoro della Suprema Corte, avvenuta il 5 aprile, ha ribaltato la sentenza in appello, accogliendo il ricorso di Tiziana Boari. La giornalista, oltre ad essere stata licenziata ingiustamente, è stata vittima di un grave errore giudiziario.
Innanzitutto cerchiamo di spiegare chi è la Boeri: giornalista professionista, poliglotta (parla 5 lingue), ex addetto stampa per Onu e Ocse; già collaboratrice di Limes e de Il Manifesto, esperta dei Balcani, inviata in molte missioni internazionali. La Boeri è entrata in Rai nel 1999, come precaria. Dal 2001 al 2004 è stata consigliere nazionale della Fnsi.
Il caso è iniziato nel 2007. Si disse che la Rai considerava la causa Boari un esempio ammonitore per tutti i precari che avessero mostrato velleità di assunzioni a tempo indeterminato. Insomma un modo per dire: «guardate, se cercate di ottenere di più, anche se è vostro diritto, finirete per essere licenziati».
Pierluigi Franz, presidente del gruppo romano giornalisti pensionati, afferma: «nel 2007 sembrò quasi (tesi mai smentita ufficialmente) che la Rai avesse voluto fare di quella con la Boari (consigliere nazionale della Fnsi dal 2001 al 2004 e quindi sindacalista) una sorta di “vertenza pilota” non solo per punire la collega perché aveva osato rivolgersi ai giudici per ottenere l’assunzione, cioé il riconoscimento del suo diritto ad un posto di lavoro fisso e a stipendio pieno, ma per colpire contemporaneamente tutti gli altri precari che l’avevano seguita in analoghi giudizi paralleli senza accettare transazioni stragiudiziali con i cosiddetti contratti “depotenziati”.
Invece la tv pubblica è stata presa in contropiede dai giudici di legittimità che hanno dato torto “marcio” alla Rai.
Ora è probabile e auspicabile un accordo tra le parti. Interverranno anche l’Assostampa romana, la Fnsi e l’Usigrai per tutelare al meglio i diritti della Boari. La giornalista, oltre ad essere assunta a tempo indeterminato, probabilmente riceverà sia un indennizzo sia per gli anni di lavoro persi che per danni esistenziali.
C’è da precisare che in primo appello il tribunale di Roma, nel 2005, si espresse a favore della Boari. Il giudice decise che dopo 4 contratti a termine la giornalista aveva diritto all’assunzione stabile. In seguito la Rai si appellò in 2° grado. Inaspettatamente la prima sentenza fu abolita con una motivazione ritenuta inaccettabile del giudice di legittimità. A pagina 4 della motivazione si legge che la Corte d’appello di Roma ha commesso un errore. A riguardo viene precisato che «la sentenza ha violato la normativa, legale e contrattuale collettiva che regola la materia, nel momento in cui ha basata la decisione su un contratto collettivo che non concerne il lavoro giornalistico […] In conclusione la Corte d’appello ha basato la sua decisione su un contratto collettivo non applicabile al rapporto di lavoro tra la Rai e la ricorrente».
In poche parole i giudici hanno deciso di applicare delle norme su un contratto “non giornalistico”, mentre la Boari svolgeva esplicitamente tale mestiere.
Dunque i giudici di 2° grado potrebbero essere sanzionati dal Consiglio Superiore della Magistratura.
Non finisce qui Pierluigi Franz ci svela altre curiosità: «già nell’aprile 2007 subito dopo il dispositivo (che per legge è esecutivo) e prima della deposizione della sentenza in cancelleria la Rai, dopo aver incassato la sua prima vittoria in appello, aveva licenziato Tiziana Boari, mettendola alla porta dopo averla tenuta in servizio fino al giorno stesso nel turno notturno di Rainews24. E subito dopo le aveva richiesto la restituzione delle somme che le erano state versate dopo il verdetto di 1° grado. Era la prima volta che la Rai adottava una simile procedura».
La tv pubblica non si è comportata così con altri “epurati” doc come Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti.
La Boari ha pagato la sua vittoria in primo grado? O magari il fatto di essere consigliere della Fnsi, quindi una “fastidiosa sindacalista”? Oppure è stato una mera casualità?
Egidio Negri

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