Gli Intoccabili, a suo modo era stato uno dei casi televisivi della stagione appena conclusa. Con la riproposizione del giornalismo d’inchiesta Gianluigi Nuzzi aveva riportato in televisione, per su La7, l’arte di andare oltre la notizia. Esemplare la puntata nella quale ha denunciato il «mercato delle vacche», quello dei deputati ‘comprati’ per avere i numeri per restare al governo, all’interno del parlamento.
Poi è arrivato il libro Sua Santità e Nuzzi, inviato di punta del quotidiano Libero, in prestito a La7, non è stato più solo un fenomeno televisivo ma un vero e proprio caso editoriale, al punto da aver turbato sin nel profondo la quiete che regna, sia pur in modo apparente, in Vaticano.
Corvi, lettere rubate, camerieri infedeli, di tutto di più. Ma un di più, e un tutto, che fa parte del rito, della liturgia di questo mestiere e di chi lo sa interpretare andando oltre le operazioni di facciata. Insomma Nuzzi, con il suo programma aveva originato un’ondata di giornalismo americano, lo stesso che ritroviamo nel libro capace di raccogliere, in entrambe le forme, un consistente successo.
Eppure tutto questo non è bastato. I vertici di La7, controllata da Telecom Italia media, che hanno deciso di mettere in vendita la rete, hanno pensato bene di non confermare il programma di Nuzzi. Poco importa se l’emittente perde un pezzo pregiato. Ciò che conta, in questa fase, è la tutela di rapporti di potere e quindi il placet del Vaticano pesa di più dei desideri dei telespettatori.
Dunque nell’epoca della dittatura dello share e del sensazionalismo a tutti i costi, chi fa ascolti con la sola forza dei fatti non viene premiato ma cancellato dalla programmazione. «A settembre Gli Intoccabili non tornerà in onda su La7. Mi dispiace», ha confermato su Twitter il giornalista.
Una verità che lo stesso Nuzzi ha confermato anche a Lettera43.it senza rifiutando tuttavia di condirla con ulteriori dettagli.
Ma cosa è successo allora?
Se da una parte Telecom Italia Media è impegnata nella estenuante trattativa con Michele Santoro (la firma ancora non c’è e la presentazione dei palinsesti è fissata per il 5 luglio, il che rafforza l’ipotesi del ritorno in Rai del conduttore di Servizio pubblico), dall’altra deve sciogliere il nodo della cessione della rete, affare tutt’altro che facile.
Tarak Ben Ammar, per esempio, è tornato a negare l’interesse per La7, per giunta nel giorno in cui scadono le manifestazioni preliminari d’interesse per gli asset messi in vendita. «Desidero smentire quanto riportato dal Sole 24 Ore in cui si legge di un interesse di Al Jazeera, la Cnn del mondo arabo, emittente alla quale sarei molto vicino». Diniego plausibile. Ma è anche possibile che si tratti di una mossa tattica per far calare il prezzo.
L’unica acquirente a farsi avanti ufficialmente è invece stata Discovery Channel, ma si vocifera di altre tre cordate, tra le quali ci sarebbe quella pilotata da Carlo De Benedetti, patron del gruppo editoriale L’Espresso. Ma c’è anche un altro potenziale candidato all’acquisto, magari in cordata con altri partner. Ed è Sat 2000, l’emittente della Cei diretta da Dino Boffo. Qualcuno da Oltretevere potrebbe aver fatto capire ai dirigenti di Telecom Italia media che preliminare a ogni trattativa era una pulitura dei palinsesti, a cominciare da una presenza scomoda come quella dell’autore di Sua Santità. Ed ecco perché Nuzzi potrebbe essersi trasformato da risorsa a problema.
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