Il testo incriminato è nel quadro della libertà di espressione del cittadino. Se il Tribunale accetta questa accusa si potrebbe creare una sorta di ‘legge del silenzio’ che crea un precedente”. Queste le parole pronunciate il 15 settembre dal giudice João Guilherme, che ha assolto l’economista Carlos Nuno Castel-Branco e Fernando Mbanze, direttore della testata “MediaFax”, accusati di attentato alla sicurezza dello stato e abuso della libertà di stampa per aver criticato il presidente della repubblica Armando Guebuza attraverso un post su Facebook ripreso da Mbanze sul suo giornale.
“Nel testo non c’è ingiuria, diffamazione o calunnia alla figura del presidente della Repubblica né abuso della libertà di stampa – ha continuato il giudice – Quello che si può constatare è una critica pesante e agguerrita con espressioni che non sono condannabili penalmente. La riproduzione del testo sulla stampa non costituisce un crimine e non è compito del tribunale limitare le libertà”.
Ma il giudice Guilherme è andato oltre, mettendo un freno al tentativo di deriva autoritaria della politica: “Chi ha cariche pubbliche deve aspettarsi critiche e queste non sono considerate un crimine”. Secondo il giudice le parole scritte da Castel-Branco su suo profilo Facebook sono dentro i confini della libertà di espressione. Inoltre, ciò che scrisse l’economista sull’allora presidente Guebuza non era calunnia ma era verità.
La sentenza, accolta dal pubblico presente in aula con grida di gioia e un lungo scrosciante applauso, dà nuovo fiato alla democrazia mozambicana che negli ultimi anni ha subito vari attacchi da parte dei poteri forti.
“Questo processo è stato una grande lezione – ha commentato Castel-Branco intervistato subito dopo l’assoluzione – penso che oggi in nostro Paese sia più libero di ieri e la democrazia è tale solo se si sa difendere”. Mbanze, davanti ai media mozambicani e stranieri ha dichiarato che “il giudice ha assolto non solo i due imputati ma anche la libertà di stampa e di opinione del Mozambico”.
Nel novembre 2013 Castel-Branco, prestigioso economista e docente all’Università “Eduardo Mondlane” di Maputo sulla sua pagina Facebook pubblicò una lettera aperta al presidente Guebuza. Il capo dello Stato veniva accusato di aver fallito la sua politica economica, di alimentare il settore privato a scapito del servizio pubblico e di restringere lo spazio politico per aumentare il controllo dei media a vantaggio delle élite politiche del Paese. Per questi motivi ne chiese pubblicamente le dimissioni. Il post venne ripreso dalle testate “MediaFax” e “Canal de Mocambique” alimentando il dibattito sempre vivo nel Paese africano. Ma Guebuza non gradì affatto le critiche e contrattaccò: Castel-Branco, criticando il presidente, stava commettendo un attentato alla sicurezza dello stato, mentre i media avevano abusato della libertà di stampa.
A difesa della Costituzione, che garantisce libertà di stampa e di opinione, si alzarono gli scudi della società civile che protestò con varie manifestazioni pubbliche e dibattiti e creò “Vozes não silenciadas” (Nessuna voce sotto silenzio) un movimento di solidarietà a Carlos Nuno Castel-Branco, Fernando Mbanze e Fernando Veloso, direttore di “Canal de Mocambique”.
Anche Amnesty International si mosse con una petizione in difesa degli accusati e oggi, mentre il 15 settembre cadeva a pennello la Giornata Internazionale della Democrazia, sulla pagina Facebook di “Vozes não silenciadas” si legge che “Il nome del giudice Joao Guglielmo è come pietra miliare per la storia della libertà di espressione del Mozambico”.
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