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JILL ABRAMSON NUOVO DIRETTORE DEL NEW YORK TIMES

Per la prima volta in 160 anni è una donna a dirigere il New York Times . Si tratta di Jill Abramson, nata e cresciuta a New York in una famiglia dove «il New York Times era una fede e diceva sempre l’assoluta verità» fino al punto da considerare l’arrivo sulla vetta del quotidiano «l’ascensione al Valhalla», la terra mitologica dei popoli nordici. A svelare il suo nome è stato ieri mattina l’editore Arthur Sulzberger jr, comunicando a sorpresa ai dipendenti l’uscita di scena di Bill Keller, che guidava il giornale dal 2003 ed ora si dedicherà a scrivere una column settimanale nell’inserto domenicale dei commenti.

La sorpresa sta nel fatto che Keller ha 62 anni e veniva considerato saldo al comando, con davanti altri 36 mesi di direzione fino al traguardo della pensione stabilito dall’azienda al raggiungimento dei 65 anni. Avendo risollevato il giornale dagli scivoloni del predecessore Howell Raines, dagli articoli copiati di Jayson Blair a quelli sulle armi di distruzione di massa in Iraq, ed essendo riuscito non solo a collezionare scoop e premi Pulitzer ma anche a ridurre i costi, Keller aveva maturato crediti a sufficienza per sembrare molto stabile. Ma Sulzberger aveva altro in mente. Abramson infatti, che è stata fino a ieri uno dei vice di Keller, lo scorso anno venne assegnata al team impegnato a preparare il rilancio delle operazioni online del quotidiano nel tentativo di aumentare gli introiti per bilanciare la perdita di copie cartacee. Per sei mesi Jill Abramson lasciò temporaneamente l’incarico di vicedirettore dedicandosi solo a studiare, approfondire ed esplorare tutti gli aspetti tecnici del quotidiano digitale così come a perfezionare l’integrazione fra la scrittura online e quella sul prodotto in carta.

E’ stato questo passaggio che probabilmente ha portato l’editore a comprendere che, a 57 anni, era la persona migliore per guidare il giornale nella trasformazione necessaria per affrontare la competizione sul mercato delle nuove tecnologie, dove il più agguerrito concorrente è il Wall Street Journal che è poi il quotidiano dove lei lavorava fino al 1997. L’altra caratteristica di Jill Abramson è di essere un ex reporter investigativo – ha vinto anche un premio Pulitzer – che per molti anni ha guidato la redazione di Washington, occupandosi dunque soprattutto di politica americana, mentre Keller veniva dagli esteri – è stato corrispondente da Mosca – come gran parte dei direttori che lo hanno preceduto. Se a questo aggiungiamo che il vice di Abramson sarà Dean Baquet, capo uscente della stessa redazione di Washington, è facile supporre che Sulzberger abbia in mente di portare la sfida alla concorrenza sul campo del sito online come della copertura delle notizie nazionali. Una formula che preannuncia un duello frontale con la News Corporation di Rupert Murdoch – editore del Journal, Fox tv e del tabloid New York Post – che proprio su questi due terreni si sente pressoché imbattibile.

A ciò bisogna aggiungere che Dean Baquet è un afroamericano, andando a comporre un team di direzione in tandem con una donna che non ha precedenti nella storia dei maggiori quotidiani nazionali e proietta la diversità della società americana ai vertici del mondo dell’editoria. Lo stesso Baquet garantisce a Jill Abramson anche un largo sostegno in redazione per via del fatto che si dimise da direttore del Los Angeles Times per non condividere drastici tagli all’organico dei giornalisti, diventando da quel momento una sorta di paladino dei diritti dei redattori. Sulla base di tali premesse, il passaggio della guardia è avvenuto nel segno del fairplay. Abramson ha detto che «ogni direttore governa grazie ai frutti del predecessore e così io farò grazie all’eredità di Bill», Keller ha replicato che «Jill e Dean costituiscono una coppia formidabile» e Sulzberger ha ringraziato il direttore uscente per essere stato «un partner eccellente per otto anni» definendo Abramson «la persona migliore per succedergli». (La Stampa)

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