Italia e Germania almeno su un punto si trovano d’accordo: l’Acta, l’Anti-Counterfeiting Trade Agreement, ha bisogno di essere approfondito per giungere ad un equilibrio tra la difesa della privacy ed una ponderata valutazione della responsabilità del provider di contenuti.
L’Acta è un accordo plurilaterale nato con lo scopo di combattere la pirateria informatica in nome della salvaguardia della proprietà intellettuale in rete che non godrebbe di adeguate misure legislative a sua tutela.
Sono ventisette i paesi dell’Unione Europea coinvolti nel negoziato tra cui gli Usa, il Giappone, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Corea del Sud, Marocco, Messico e Svizzera.
Tra i firmatari dell’accordo avvenuto il mese scorso a Tokyo, c’è anche l’Italia ma mancano ancora all’appello Cipro, Estonia, Germania, Olanda e Slovacchia.
Le perplessità riguardo l’accordo che nei toni più accesi ha sollevato mozioni popolari in Germania, Austria e Parigi, ruotano attorno la contestata possibilità che il trattato Acta avrebbe di agire contro ipotetiche violazioni senza passare per l’autorità giudiziaria.
La ratifica definitiva del trattato è prevista per l’undici Giugno intanto si procede con i preliminari accertamenti da parte della Corte di Giustizia Europea, tesi ad accertare se l’accordo sia compatibile con il diritto comunitario, e in particolare con la tutela dei diritti fondamentali di espressione e d’informazione, dei dati personali e delle altre libertà civili sancite dai Trattati Ue.
Accertamenti auspicati anche dal ministro della giustizia italiano Paola Severino e il ministro della Giustizia tedesco Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, a seguito di un incontro tra le due avvenute il 1 Marzo.
Ancora la Severino si dichiara contraria ad un intervento sic et sempliciter, senza avere prima stabilito una giusta misura a tutela tanto del fruitore che del trasmittente di contenuti in rete.
In Italia rispetto agli altri paesi particolarmente attivi nella protesta come Polonia e Germania, le proteste hanno avuto meno risalto.
Ad ogni modo attraverso le parole del ministro Severino, l’Italia chiede maggiore chiarezza sul trattato in nome di una coerenza con l’Accordo TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights).
Arianna Esposito