Nell’isola del Giglio non si trovano più quotidiani e riviste. Il distributore ha deciso di lasciare tutti a secco. Per motivi economici: la distribuzione, con traghetto e furgone è troppo cara e il guadagno praticamente inesistente e così Giglio Castello è rimasto senza informazione. Per questo proprio Uto Ughi ha deciso di lanciare una petizione e scrivere una lettera al sindaco Sergio Ortelli: «Abbiamo appreso con grande rammarico la decisione di sospendere la vendita di giornali al Castello. La notizia ha riempito di stupore e sdegno tutte le persone che hanno un minimo di interesse per la cultura e per quello che succede oggi nel nostro paese. Caro sindaco, un grande pensatore disse: “la tradizione non è culto delle ceneri, ma la custodia del fuoco” . Sicuri che lei vorrà considerare seriamente questo fatto che priverebbe il Castello di un servizio fondamentale, molto cordialmente la salutiamo e di seguito riportiamo le firme di coloro che sostengono questa buona causa». Il sindaco Ortelli, coraggioso combattente nella vicenda tragica della Concordia, ha letto con dispiacere la missiva del violinista, ma si è immediatamente attivato per risolvere il problema. «E’ realmente un problema sociale la mancanza di giornali a Giglio Castello – risponde Ortelli – anche se è comprensibile l’interruzione del servizio che non era remunerativo. Ho chiesto all’Associazione Giglio Castello, un sodalizio volontario, di darmi una mano e loro hanno accettato. Saranno loro, gratuitamente, a improvvisarsi edicolanti per non far scomparire la carovana di carta delle notizie».
In una società civile è inammissibile che tutto ciò accada. Il Manifesto ha recentemente deciso che non rifornirà più le edicole di Sicilia e Sardegna. Ora tocca all’Isola del Giglio. Si tratta di politiche scellerate attuate prima dagli editori e poi dai distributori. I primi non hanno alcun interesse che i giornali vadano in edicola. I secondi continuano a lucrare e attuare atteggiamenti “poco chiari” nei confronti dei giornalai. Forse non a tutti è chiaro che l’edicolante è l’unico che abbia interesse che i giornali si vendano. Alla Fieg nemmeno ci pensano. Hanno altro da fare…