Non bastava l’intervento della Federal Trade Commission statunitense invocato da organizzazioni operanti a favore dei diritti digitali come Epic o Center for Digital Democracy and Consumer Action. I rischi potenziali per la privacy dei circa 800milioni di utenti di Facebook sono ora sottoposti anche al vaglio del commissario irlandese per la protezione dei dati personali, Billy Kawkes. L’indagine da lui coordinata dovrà infatti accertare se le attuali politiche di gestione applicate dal social network siano o meno aderenti alla normativa europea. Dato che Dublino è la sede delle operazioni europee del gruppo di Palo Alto, non è un caso che il relativo ufficio competente per la protezione dei dati personali abbia avviato l’inchiesta che potrebbe imporre a Facebook una revisione delle proprie impostazioni sulla privacy nel vecchio continente e forse anche oltre oceano. Lo studio verte sull’analisi tecnica di una serie di denunce depositate dagli attivisti del gruppo austriaco denominato Europe Versus Facebook (EvF), che ha compilato un’interessante lista con tutte le funzionalità del social network poste sotto accusa. L’aspetto centrale della questione riguarderebbe il sistema dell’opt-out previsto per le opzioni sulla privacy. Le impostazioni predefinite dal network devono essere via via modificate e aggiornate dall’utente (spesso non prontamente informato) al fine di tutelarsi. Si tratta però di un metodo che non renderebbe esplicito il consenso da parte del soggetto all’elaborazione dei dati operata da Palo Alto. Per di più il sistema adottato da Facebook non aderirebbe al principio di trasparenza così come dettato dalla Direttiva Europea sulla protezione dei dati (art. 7 della Directive n. 95/46/CE). Una mancanza che finirebbe con il compromettere la sicurezza di molte funzionalità del servizio. L’archiviazione dei messaggi (anche quelli delle chat) seppur cancellati dall’utente, la raccolta di dati senza consenso mediante l’applicazione Facebook per i-Phone o il “cerca amici”, il salvataggio delle tag (le parole chiave)seppur eliminate e dunque solo disattivate da Facebook, la condivisione delle applicazioni con gli “amici” che renderebbero accessibili i dati degli iscritti senza un loro esplicito consenso, sono i problemi più contestati. Specie se l’attivazione della nuova Open Graph del social network, con l’integrazione verticale di più servizi (musica, informazione, gaming online) e della TimeLine con l’intero percorso di vita dell’utente, è ormai alle porte.
Luana Lo Masto