Iran, conduttore televisivo costretto a scusarsi per aver invitato una modella al suo programma

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Un popolare conduttore televisivo ha dovuto scusarsi con il suo pubblico per aver invitato una modella al suo programma “Il mese del miele”

E’ tempo di scuse per gente dello spettacolo in Iran, sotto la pressione degli ultraconservatori. Un popolare conduttore televisivo ha dovuto scusarsi con il suo pubblico per aver invitato una modella che, benché vestita con un castigato ‘hijab’, è stata subito il bersaglio di quanti hanno diffuso su internet le foto di lei con chioma e spalle scoperte. La vicenda fa il paio con quella di un popolare attore che invece ha scritto una lettera di scuse su un giornale conservatore per aver ‘twittato’ la sua approvazione della sentenza della Corte suprema Usa a favore dei matrimoni gay. Il conduttore tv si chiama Ehsan Alikhani, e da anni conduce un programma serale nel Ramadan intitolato “Il mese del miele”, in cui invita persone con qualche esperienza non comune. Ma l’invito alla giovane Elham Arab, davvero una bellezza nonostante il velo davanti alle telecamere, ha destato le critiche dei conservatori che non ne hanno apprezzato le conseguenze: internet inondato appunto di foto della ragazza con abiti e acconciature da sposa. Anche la pagina Istagram della modella è diventata un campo di battaglia, con fotomontaggi sulla sua ‘doppia identità’ e interventi contro di lei o a sua difersa. Il popolare attore Bahran Radan ha invece dovuto scusarsi per un suo tweet in cui salutava come ‘storica’ la decisione della Corte Usa di dare il via libera alle nozze gay, suscitando un coro di critiche da parte degli ultraconservatori. E per farlo ha dovuto scrivere una lettera, poi pubblicata, al direttore del quotidiano conservatore Keyhan, Hossein Shariamadari, che aveva invocato per lui l’inserimento nella ‘lista nera’ delle persone non gradite al Ministero della cultura e della Guida islamica. Le sue parole nel contestato tweet, ha scritto Radan, non sono in linea con i valori dell’Iran, “che celebra il matrimonio come una tradizione del Profeta” e i matrimoni gay “sono da condannare alla luce delle nostri leggi sociali e religiose”. La sua vicenda si inserisce in un contesto sociale in cui ormai l’omosessualità viene generalmente accettata, a patto che non vi siano eccessive ostentazioni, anche se il tema resta molto controverso. Un emendamento del 2013 al Codice penale non prevede più la pena di morte per entrambi gli uomini sorpresi ad avere un rapporto di sodomia, ma solo per la persona ‘passiva’, mentre quella ‘attiva’ viene punita con 100 frustate. La frusta è prevista anche per le donne che hanno un rapporto lesbico. Diverso il caso dei transessuali, per i quali le operazioni per cambiare sesso sono lecite già dagli anni ’80, grazie a un parere del fondatore della Repubblica islamica, Ruhollah Khomeini.

fonte: www.francoabruzzo.it

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