Ancora un’altra giornalista sotto il mirino della camorra dell’Interland Napoletano. La cronista del Roma è stata minacciata dai clan per alcune inchieste realizzate nella provincia del capoluogo campano. “La collega Monica Citto ha trovato nella sua macchina un foglio con scritte minacciose e offese volgari che hanno fatto esplicito riferimento anche a fonti di nera”. Il suo dossier sarà consegnato dal sindacato unitario dei giornalisti della Campania alla Federazione nazionale della stampa al Comitato per la sicurezza dei giornalisti istituita presso il Ministero dell’Interno. La collega Monica Cito – spiega in una nota del SUGC- ha ritrovato nella sua macchina un foglio contenente minacce e offese volgari che fanno esplicito riferimento anche a fonti di nera. Il messaggio anonimo inoltre è stato ritrovato un paio di giorni dopo una manifestazione anti camorra organizzata da Monica Cito, nella quale hanno preso parte esponenti delle forze dell’Ordine, della magistratura inquirente e dell’associazione libera. Dato il tenore delle minacce le forze dell’ordine sono state già attivate”. Il caso è seguito direttamente dal segretario generale della FNSI, Raffaele Lo Russo, che ha incontrato la collega a Napoli insieme al segretario della Sugc, Claudio Silvestri. Secondo Ossigeno per l’informazione, Campania nel 2017, 423 giornalisti, blogger, fotoreporter e video operatori hanno subito ritorsioni, minacce e ritorsioni, 11 in più del 2016, e per il 25% donne. La tipologia dell’attacco è stata l’avvertimento (37%) seguita dalle querele infondate e altre azioni legali pretestuose (32%). Altre tipologie sono state le aggressioni fisiche (20%), le azioni per ostacolare la libertà d’informazione con modalità non perseguibili con legge (7%) e danneggiamenti di beni personali o aziendali (4%). Nei mesi scorsi il consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti ha inviato al presidente Mattarella, al Ministro Andrea Orlando e al procuratore generale presso la Corte d’appello di Cagliari, Gabriella Pintus un documento dal titolo “La libertà di stampa non si perquisisce”, in seguito alle perquisizioni nella redazione di Olbia della Nuova Sardegna. «Siamo di fronte ad una escalation di attacchi alla libertà d’informazione, e dunque al diritto dei cittadini di essere informati, il cui obiettivo è quello di ridurre gli spazi della libertà di stampa. Un clima che ci avvicina alla Turchia più che all’Europa. Comincio a chiedermi, dove stiamo andando e dove siano le differenze, che si vanno attenuando, tra l’Italia e quel Paese, dove è vero che ci sono decine di giornalisti in carcere, ma è anche vero che le perquisizioni sono all’ordine del giorno», ha affermato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lo Russo, aprendo la conferenza stampa. «La tutela delle fonti, il contrasto alle minacce, al fenomeno delle querele bavaglio e alla precarietà del mercato del lavoro devono essere i temi al centro di un’azione congiunta di tutti gli enti di categoria. Non in difesa delle prerogative di una professione, ma a difesa del diritto dei cittadini ad essere informati», ha insistito Lorusso, che ha poi ricordato gli altri casi di perquisizioni a giornalisti e redazioni già verificatisi a Torino, Milano, Napoli, Salerno.