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INTERVISTE TV PAGATE DAI POLITICI: GUARDIA DI FINANZA IN REDAZIONE

Politici che pagano con i soldi pubblici le loro apparizioni in tv, non solo quindi “comparsate” e “ospitate” come si dice in gergo. Le loro “intervistate” nelle tv locali sarebbero la risultante finale di un mercato. Il tutto spesso regolato con apposito contratto che definisce tempi e costi per “affittare” un giornalista e uno studio televisivo. Ed ora sulla pista dei soldi la Guardia di Finanza ha bussato in redazione: accade in Emilia Romagna, accade in ben 22 sedi di televisioni locali e in ben 32 sedi di emittenti radiofoniche. Guardia di Finanza in redazione, che viene a far “visita” per acquisire le carte utili. Utili perchè la Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta sulle interviste a pagamento dei politici. E allora ecco che le Fiamme Gialle hanno portato via documenti contabili, fatture, contratti, e ogni materiale buono per seguire la “pista dei soldi” in tutte e nove le province dell’Emilia-Romagna.
Ma come si è arrivati a scoperchiare il calderone? Due settimane fa fece discutere, e non poco, la storia di Giovanni Favia il quale, candidamente, aveva dichiarato che anche lui, come del resto tutti gli altri, paga per apparire sulle emittenti locali della regione. Attingendo ai soldi pubblici in capo al gruppo consiliare. Cifre in verità modeste, dai duecento ai cinquecento euro a comparsata, con regolare fattura e trasparente segnalazione sul sito. Peccato che, e questo riguarda tutti, si tratti dell’acquisto di spazi di interviste a pagamento spacciate per informazione pura.
Ma questi euro poi incassati dalle tv locali vanno giustificati, come fare? Da qui la “pista dei soldi” della Finanza. Ma in attesa di sviluppi nelle indagini, le reazioni ovviamente non mancano. Ed è proprio Grillo, da sempre contro la “tv Satana”, a spiegare che “pagare per andare in televisione per il Movimento 5 Stelle è come pagare per andare al proprio funerale, anche se è certamente lecito”. Beppe Grillo ribadisce quindi tutta la sua contrarietà all’utilizzo da parte del suo movimento, di soldi pubblici, specie per l’acquisto di spazi tv, come hanno già fatto alcuni suoi esponenti.
Ma cosa fare in questi casi, attendendo l’inchiesta? Un consiglio lo dà lo stesso Favia, o meglio, lo dava prima che la Finanza piombasse nelle redazioni: “In Italia non ci sarà un’informazione libera. Quindi presumo che continuerò”.

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