INTERNET, SOLO 600 MILIONI DI FONDI PUBBLICI. LA BANDA ULTRA-LARGA IN ITALIA GIÀ ARRANCA

0
611

L’Italia registra l’ennesimo ritardo in Europa. I piani statali per diffondere le reti banda larga di nuova generazione nel nostro Paese sono limitati a circa 600 milioni di euro di fondi pubblici (al momento) e solo per il Sud Italia. Il confronto è con i circa 2 miliardi di euro che rappresentano lo standard nelle altre economie europee comparabili alla nostra. L’Italia ha iniziato ad accumulare, dunque, un ritardo incolmabile sulle reti del futuro, almeno per quanto riguarda l’apporto della mano pubblica, che sarà comunque fondamentale per portare la nuova banda larga (in fibra ottica) nelle zone non coperte dai piani degli operatori.
La Commissione europea ha dato il via libera, nei giorni scorsi, ai piani di banda ultra larga del Regno Unito e della Germania: da 1,8 e 2 miliardi di euro, rispettivamente. L’obiettivo tedesco è dare almeno i 50 Megabit al 75 per cento della popolazione entro il 2014. I britannici mirano invece ai 24 Megabait al 90 per cento della popolazione sempre entro il 2014.

E si tratta solo dei piani di breve termine, perché poi i principali Paesi europei – Italia compresa – mirano a soddisfare gli obiettivi dell’Agenda digitale europea (caldeggiata dalla Commissione), secondo cui bisognerebbe dare i 30 Megabit a tutti e i 100 Megabit al 50 per cento della popolazione entro il 2020.
La Francia addirittura vuole fare meglio di così: novembre 2011, il governo ha lanciato la seconda agenda digitale (in Italia stiamo ancora lavorando alla prima), Numerique 2020, stanziando 2 miliardi di euro per le infrastrutture e 2,5 miliardi per i servizi digitali. Tra gli obiettivi, coprire il 100 per cento della popolazione con i 5 Mbps entro il 2013; il 70 per cento con i 100 Mbps entro il 2020 ed il 100 per cento entro il 2025.
Coprire una famiglia con banda ultra larga (oltre i 30 Megabit) costa da 200 euro in su (a seconda della tecnologia utilizzata), quindi per forza di cose i piani devono essere miliardari. I fondi pubblici serviranno a fare reti complementari a quelle degli operatori, che però entro i prossimi due anni si concentreranno sul 30 per cento circa della popolazione, quella delle città medie e grandi. Ricordiamo che in Italia ad oggi è solo il 10 per cento delle famiglie ad avere banda larga in fibra, con Fastweb.

Per l’Italia sarà soprattutto una sfida arrivare agli obiettivi grazie all’aiuto di fondi pubblici. Il problema è che l’Italia ha cominciato solo con il governo Monti a raccoglierli per la banda ultra larga, visto il sostanziale disinteresse di quello Berlusconi (il cui ministero allo Sviluppo Economico ha lavorato solo sulla banda larga base). Ora il ministero è arrivato a quota 600 milioni di euro raccolti per le nuove reti. Sono fondi europei che erano nella disponibilità dalle Regioni meridionali e che lo Sviluppo Economico – secondo quanto risulta a Repubblica – intende mettere a bando per costruire reti a banda ultra larga entro gennaio. Peraltro, su questo piano deve ancora arrivare l’autorizzazione della Commissione europea (come già accaduto per Germania e Regno Unito), ma è attesa a giorni.
“Contiamo di raccogliere altri 300-400 milioni di fondi regionali, per questo scopo”, dice Roberto Sambuco, capo dipartimento comunicazioni del ministero. Ma sempre per il Sud. Per coprire il Centro Nord il governo conta sulla prossima tornata di fondi europei: i Fesr 2014-2020 e il piano Connecting europe Facility (da 9 miliardi di euro per tutta l’Europa). Insomma, l’Italia è in corsa per dare la banda ultra larga a tutto il Paese, nonostante i limiti dei piani degli operatori, come vuole l’Europa. Ma siamo partiti in ritardo.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome