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Internet sempre più a pagamento. L’ultima frontiera è WhatsApp

Dopo YouTube e Twitter, le tariffe per i messaggi spiazzano i nativi digitali Spagna Facebook Twitter Usa Facebook Twitter Linkedin Gran Bretagne Facebook Twftter Linkedin I SOCIAL NETWORK PIÙ DIFFUSI Le stratégie APPLICAZIONI « WhatsApp gratis il primo anno poi si passa a un canone Ruzzle gratis la versione base, a pagamento quella premium per giocare anche da soli SOCIAL NETWORK • Facebook gratis ma si paga per gli annunci sponsorizzati ^ Twitter gratis ma si paga per inserire «promoted trends» nella classifica dei trending topic Gli argomenti sponsorizzati sono segnalati in maniera diversa dagli altri Flickr si paga la versione Pro per avere più spazio per le fotografie m Linkedin st paga se si vuole contattare gli utenti che non sono nel proprio network SERVIZI DI POSTA/CLOUD/DOWNLOAD A Gmail si paga se si passa alia versione Plus per avere più spazio nella mail DropBox gratis ma per poter caricare più file bisogna comprare l’accesso a DropBox premium • Mega servizio di web storage gratuito per 50 Mb di spazio. Si paga un canone annuale per avere più spazio Fonte wMMrinM&tt, GwqtfeTraMti far woMtef/JUexa I SOCIAL NETWORK PIÙ DIFFUSI Gran Bretagne Facebook Twftter Linkedin Germania Facebook Xing I SOCIAL NETWORK PIÙ Usa Facebook Twitter Linkedin Giappone Facebook Twitter DIFFUSI Gran Bretagne Fa Spagna Facebook Twitter ttafta Facebook Twitter LinkedIn cebook Twftter Linkedin Germania Australia Facebook Twitter Linkedin Facebook Xing I SOCIAL NETWORK PIÙ Brasile Facebook Twitter Usa Facebook Twitter Li India Facebook Linkedin Twitter kedin Giappone Facebook Twitter Egitto Facebook Twitter DIFFUSI Gran Bretagne IL NUMERO DI ISCRITTI (m milioni) Fa Spagna Facebook Twitter ttafta Sudafrica Facebook Linkedin Facebook Twitter LinkedIn c 505 boo 500 Tw 500 tte 170 Li WhatsApp kedin Ge 135 man Skype a Aus «Fai in modo che si abituino ad avere un servizio gratis. E poi chiedi loro di pagare per continuare ad averlo». La strategia di marketing è chiara: prima rendere l’utente dipendente da un’app o da una piattaforma. Poi, quando questo non ne può più fare a meno, gli si impone un canone. Un « ricatto», forse, che a molti non piace. Nativi digitali in testa. Capita, sempre più spesso, anche con una delle applicazioni più scaricate al mondo: WhatsApp. n servizio di messaggistìca è gratuito. Una volta scaricato sullo smartphone, permet te di chattare senza pagare un costo aggiuntivo. Tutto risolto? No, perché dopo un anno di utilizzo l’applicazione diventa a pagamento, sia per gli utenti Android (79 centesimi all’anno) che per quelli iOS (0,89 euro). «Cos’è? Come un canone Rai», si lamenta qualcuno su Google Play. « Boicottiamolo», scrive un lettore a Corriere.it. Ma c’è anche chi sottolinea: «Le condizioni del servizio sono indicate chiaramente. Quindi non lamentatevi. E in più la cifra richiesta è ridicola a confronto con quello che si mini del contratto sono chiari. Le compagnie sanno che i servizi a pagamento sul web sono impopolari e procedono per tentativi. Se si accorgono che i download calano, rimettono in circolazione solo la versione gratuita dell’applicazione ed eliminano quella con il Le compagnie Se i download calano le compagnie rimettono in circolazione solo la versione gratuita canone posticipato, in modo da acquisire nuovi utenti. Il tutto creando grande confusione. Soprattutto se si pensa che piattaforme come YouTube, DropBox, Linkedin o Gmail sono diventati ormai strumenti di lavoro, indispensabili per comunicare con i propri contatti, «n problema sono i ricavi pubblicitari», spiega Marta Valsecchi dell’osservatorio Mobile e Web del Politecnico di Milano, «n servizio deve essere sostenibile per le software house. Una volta lanciato il prodotto, se le inserzioni sono ne per fare cassa», n trucchetto però non sempre funziona: «Soprattutto i giovani sono abituati ad avere tutto gratis in rete, dai film, passando per le canzoni fino ai servìzi di chat. Quindi non sono disposti a pagare». È un attimo e il pensiero corre al dibattito scatenato negli Usa dallo Stop Piracy Online Act (la proposta di legge contro la pirateria in rete). Secondo molti, in testa gli hacktivist, è giusto che alcuni servìzi siano gratuiti. Perché aiutano a diffondere le informazioni. E perché permettono la condivi sione del sapere. «Inoltre, se la concorrenza in rete è tanta, ci sarà sempre qualcuno pronto a offrirti gratuitamente la stessa cosa che tu proponi a pagamento», continua Valsecchi. Gratis però non è sempre sinonimo di qualità. U rìschio è infatti — avviene con Facebook — che l’azienda non faccia pagare nulla ma poi utilizzi Ì dati sensibili dei suoi utenti per fare profitto. Non a caso è successo anche con WhatsApp, di recente tacciata di acquisire tutti i suoi iscritti. Così come Face- book viene accusata, ormai ogni giorno, di non rispettare la privacy degli utenti. Non appena però Menlo Park parla di introdurre un canone, fosse anche solo per inviare i messaggi privati a contatti vip, gli iscritti minacciano la fuga. E stessa cosa succede per Twitter, dove i trending topic a pagamento fanno venire l’orticaria ai puristi dei 140 caratteri. Stallo alta messicana, lo chiamerebbe il regista Quentin Tarantino, n cane che si mangia la coda per quelli che non amano il genere pulp. La strategia per uscirne? «Molti si rifiutano di pagare perché be sufficiente legare il canone del servizio all’abbonamento del telefono e gli utenti conclude Valsecchi. Ma siamo davvero sicuri che basterebbe solo questo Marta Serafini ìg0 @martaserafini network I social network Sono quei servizi web che permettono agli utenti la creazione di un profilo (a seconda dei siti si può decidere se pubblico, semipubblico o privato) che può articolare una rete di contatti sìa per motivi professionali, sia per condividere informazioni private. I social network possono essere anche tematici, in base alle proprie passioni (come Rider o Instagram per condividere le fotografie virtualmente oppure aNobii dove gli iscritti possono mettere online gli ebook} o svilupparsi su base professionale (Linkedin o Viadeo) I servizi di messaggjstka Esistono attre piattaforme di messaggistica che consentono di scambiarsi messaggi scritti, vocali e video fra utenti oltre alle foto. Il più famoso è Skype, che ha anche un servizio a pagamento (SkypeOut) che permette di inviare sms ai cellulari ed effettuare chiamate a telefoni fissi. È molto utilizzato perché ha costì competitivi rispetto ai gestori telefonici tradizionali specialmente per le chiamate internazionali

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