Categories: Giurisprudenza

INTERCETTAZIONI. SCONTRO FRA POLI MA IN PARLAMENTO FORSE L’ACCORDO

A due mesi dal varo, in Consiglio dei Ministri, del contestato ddl Alfano, e ad un mese dal “caso Saccà” (che fu bollato dal Quirinale come un caso di “voyeurismo mediatico”), ecco che il tema sempre inquietante delle intercettazioni telefoniche torna alla ribalta del dibattito politico, dopo la pubblicazione su Panorama di alcune telefonate dell’ex Premier Romano Prodi connesse con l’inchiesta giudiziaria sulla vendita dell’Italtel alla tedesca Siemens.
Parole di conforto e solidarietà sono giunte da molti esponenti del PDL, a cominciare dal Presidente Berlusconi. Una solidarietà bollata subito come “falsa ed inutile” dal leader del Pd, Walter Veltroni. Ed effettivamente tutto il centrodestra ha colto al balzo la vicenda per rilanciare la necessità di una rapida trasformazione in legge della proposta governativa che da un lato limita l’uso delle intercettazioni e, dall’altro, punisce più severamente chi rende pubbliche quelle, pur svolte legalmente, ma che non hanno una stretta connessione con le indagini in corso.
Schifani ha affermato: “Nell’esprimere la nostra solidarietà a Romano Prodi auspichiamo che il Parlamento si assuma la responsabilità di intervenire al più presto sull’annoso e deprecabile tema delle inopportune pubblicazioni delle intercettazioni prive di rilevanza penale”.
Eppure l’ex premier Romano Prodi continua a mantenere la sua posizione e afferma: “Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l’inconsistenza dei fatti a me attribuiti da Panorama non vorrei che l’artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo o la tentazione di dare vita, nel tempo più breve possibile, ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che in molti casi si è dimostrato indispensabile per portare in luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie”. “Da parte mia – conclude Prodi – non ho alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche”. A fargli da spalla Antonio Di Pietro. “Meno male che Romano Prodi non è caduto nel trabocchetto della solidarietà di Berlusconi e ha detto subito: pubblicate le intercettazioni visto che riguardano una personalità pubblica”. Ha detto il leader dell’Italia dei Valori. “In realtà – ha spiegato Di Pietro parlando con i giornalisti a margine della Festa democratica di Firenze – a Berlusconi non interessa la solidarietà da dare a Prodi, gli interessa un preventivo viatico per poi dire: avete visto perché bisogna non pubblicare mai le intercettazioni?”.Invece, secondo Di Pietro “le intercettazioni che riguardano i politici possono essere pubblicate se lecitamente acquisite e al di là del fatto che siano state pubblicate o meno è apprezzabile che Prodi le abbia messe subito a disposizione dell’opinione pubblica: valutatele per quello che sono, qualcuno mi ha chiesto qualcosa e io ho detto di no”.
Anche il senatore Pd ed ex procuratore capo di Milano, Gerardo D’Ambrosio, si dice perfettamente d’accordo con chi afferma che la pubblicazione delle intercettazioni su Prodi da parte di Panorama sia funzionale ad un disegno politico: “Si pubblicano le intercettazioni sull’ex presidente del Consiglio per indurre il centrosinistra ad accettare determinate regole. Ma questo non accadrà – assicura -. Siamo un Paese attanagliato non solo dalla criminalità organizzata ma anche da una corruzione estremamente diffusa. Non è possibile rinunciare ad uno strumento come quello delle intercettazioni, fondamentale per proseguire nelle indagini e nella lotta per stroncare questi mali”.
Tutto questo non significa comunque che non sia opportuno intervenire per una regolamentazione della materia intercettazioni, conclude D’Ambrosio, “nel senso ad esempio del ddl che si stava approvando al Senato, che assicurava la non pubblicabilità di intercettazioni senza rilievo per le indagini, e la pubblicabilità di quelle rilevanti ma solo al termine delle indagini preliminari, per non comprometterne l’esito con fughe di notizie anticipate”.

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