Incassato il processo breve, nelle aule romane si torna a parlare di intercettazioni. La scintilla è scoccata al Senato, quando il gruppo del Pdl ha invitato con un’interrogazione urgente il guardasigilli Angelino Alfano a valutare l’ipotesi di inviare gli ispettori alla Procura di Milano in merito al caso Ruby. Quello che i parlamentari azzurri chiedono di verificare è la regolarità delle intercettazioni indirette acquisite sul conto del premier Berlusconi, così come la tempistica dell’iscrizione del presidente del Consiglio nel registro degli indagati. “Si teme – recita il testo dell’interrogazione – che vi siano state violazioni dell’articolo 68 della Costituzione e irregolarità nell’utilizzo dei testi”, mentre in merito ai tempi attesi per l’iscrizione nel registro degli indagati il sospetto dei senatori Pdl è che “sia stata ritardata per consentire la praticabilità del rito immediato e proseguire l’attività intercettiva in violazione della legge”.
Il senatore del Popolo delle Libertà Maurizio Gasparri ha approfittato dell’interrogazione per invocare che “la Camera dei Deputati possa pronunciarsi al più presto su una legge, quella delle intercettazioni, sulla quale il Senato si è pronunciato più di un anno fa”. Le risposte da parte dell’opposizione non si sono lasciate attendere: se per Enrico Letta, vicesegretario del Pd, non si sono “un provvedimento legislativo sulle intercettazioni è una priorità solo nella testa del presidente del Consiglio”, Luigi Li Gotti, senatore dell’Italia dei Valori, va giù duro affermando che “le intercettazioni sono un fastidio per la filosofia piduista del Popolo della libertà di delinquere”.
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