La battaglia del mondo dell’editoria non è contro il carcere per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni (“non vale neanche la pena parlarne, è roba medievale”), ma è “contro la sostanza stessa del decreto Alfano che lede un interesse e un diritto generale dei cittadini: quello di essere informati”. E’ quanto ha sostenuto oggi Roberto Natale, presidente della Fnsi, intervenuto alla nella tavola rotonda “Informazione 2.0. Come cambia il giornalismo tra media tradizionali, blog e social network”, che si è svolta oggi nella sede della Fnsi in occasione della presentazione del libro “Penne Digitali 2.0”, edito dal Centro di Documentazione Giornalistica.
Il diritto alla privacy “sta a cuore anche a noi, ma non è questo lo strumento con cui tutelarlo”, ha ribadito Roberto Natale, che ha definito “pericoloso” il testo del decreto Alfano sulle intercettazioni che “stronca la possibilita’ di conoscenza da parte di milioni di cittadini italiani”. “Qui non è in ballo la questione del carcere per i giornalisti, che è roba addirittura medievale” ma “è in gioco un interesse generale”, al quale non si può irridere – ha detto in sostanza il presidente della Fnsi – come ha fatto l’on. Maurizio Gasparri con la battuta: “è finito il carnevale”. Che cosa c’entra – si è chiesto Natale – il diritto alla riservatezza con il crac Parmalat o le vicende della clinica Santa Rita di Milano? Non stiamo difendendo un nostro diritto, ma un diritto e un interesse generale”.
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