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INTERCETTAZIONI/ LA F.I.L.E. CONTRO DDL CHE NON LASCIA I GIORNALI LIBERI DI FARE IL PROPRIO MESTIERE

La F.I.L.E. (Federazione Italiana Liberi Editori) e le imprese associate hanno deciso di non aderire allo sciopero, lasciando la massima autonomia agli associati che hanno posizioni diverse. Questa diversità testimonia l’esistenza di un sistema pluralistico d’informazione a mezzo stampa. Molti editori e giornalisti sono contrari allo sciopero; ma nessuno è favorevole al disegno di legge sulle intercettazioni. Perché è una vergogna. E testimonia, in pieno, le difficoltà che questo Governo incontra nell’affrontare i problemi per quello che sono e nell’accettare un sistema democratico di confronto.
E’ necessario partire dalla premessa. E’ sicuramente vero che esiste un problema connesso alle intercettazioni in quanto alcuni magistrati non utilizzano le intercettazioni per provare notizie di reato ma cercano notizie di reato attraverso le intercettazioni. Tutti sanno, inoltre, che dalle Procure escono documenti che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio. E’ evidente, e la legge lo conferma, che questi documenti non possano essere dati a terzi. Ma il fatto che i giornali che ne entrino in possesso ne pubblichino il contenuto non può essere impedito perché stanno compiendo il loro dovere istituzionale: informare i cittadini.
Purtroppo, ancora una volta, il Governo non ha avuto il coraggio di intervenire sul problema reale – regolare l’uso delle intercettazioni da parte dei magistrati e impedirne la divulgazione quando coperte da segreto – scaricando ogni negatività sul processo a valle con la conseguenza di impedire ai cittadini di sapere. Questa posizione appare preoccupante se accostata alle accuse che il Governo muove alla stampa e, ancor di più, se si somma ai tagli applicati al settore con la mannaia. Tagli che rischiano a breve di far chiudere centinaia di quotidiani.
Il Governo promette una riforma dell’editoria ma non fa nulla per realizzarla. Parla di rivoluzione liberale e vieta la pubblicazione di documenti sui giornali. Eppure il principio di ogni idea liberale è che bisogna vietare poco o nulla. Occorre applicare le regole esistenti, semplificare e non creare sistemi giuridici che rendano incerto l’esercizio dei diritti. Insomma, si potrebbe dire che il Governo predichi bene e razzoli male.
Per queste ragioni, principalmente, molte tra le testate che aderiscono alla F.I.L.E. domani saranno in edicola, a disposizione dei propri lettori. L’auspicio è che il Governo abbandoni il progetto che passa sotto il nome di “legge bavaglio” e lasci i giornali liberi di fare il proprio mestiere. E’ innegabile la necessità di intervenire a tutela della privacy contro l’abuso dello strumento delle intercettazioni ma ciò può e deve avvenire attraverso un dibattito parlamentare aperto e sereno.
Tutto questo anche per far cadere il sospetto, legittimo più di ogni impedimento, che la fretta dell’esecutivo nell’approvare un testo non condiviso derivi da timori concreti su fattispecie precise. Perché in questo caso editori e giornalisti avrebbero il dovere morale di violare quanto, nelle more, divenuto legge.
Siamo fiduciosi che, alla fine, prevarrà il buon senso.

Enzo Ghionni (Presidente della F.I.L.E.)

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