Nelle aule parlamentari non si discuterà del disegno di legge sulle intercettazioni, almeno non nelle prossime due settimane. Si aspetta il 19 Settembre, il giorno in cui la Corte Costituzionale si pronuncerà sul conflitto di attribuzione sollevato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ma cosa c’è dietro la vicenda politica più chiacchierata dell’estate?
Tutto è nato da alcune indiscrezioni relative al contenuto di colloqui tra Napolitano e l’ex Ministro dell’Interno Nicola Mancino e tra quest’ultimo e il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio. Le intercettazioni, parte dell’indagine sulla trattativa Stato-Mafia del 1993, sono state eseguite a fine 2011 dalla Procura di Palermo. Qualche giorno dopo Napolitano è intervenuto sulla vicenda, parlando di una “campagna di insinuazioni e sospetti costruita sul nulla”. Tuttavia la magistratura siciliana ha chiarito le sue intenzioni di proseguire sullo stesso filone investigativo. Il procuratore capo Messineo si è espresso a riguardo, sottolineando che per espressa previsione legislativa le registrazioni saranno distrutte solo quando sarà valutata la loro irrilevanza. Una settimana dopo Napolitano ha optato per il conflitto di attribuzioni, fondato su presunte lesioni ai suoi incarichi costituzionali. In seguito si è parlato di mediazione tra il Presidente e la Procura, subito smentita dalle parti.
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Panorama, per il quale nelle conversazioni intercettate Napolitano esprimerebbe giudizi pesanti su Silvio Berlusconi, Antonio Di Pietro e la magistratura. Uno scoop che ha dato origine a polemiche e perplessità, dal momento che Messineo smentisce che la ricostruzione fatta da Panorama corrisponda al reale contenuto delle intercettazioni. Il magistrato Antonio Ingroia ha fatto eco al Procuratore, parlando anche di ricatto ai danni di Napolitano. A questo proposito, in molti hanno parlato di un complotto ordito da Silvio Berlusconi, proprietario del gruppo editoriale a cui fa capo Panorama. Le recenti dichiarazioni del Cavaliere, a favore del Capo dello Stato, sarebbero parte di un piano ideato per mettere pressione alle istituzioni in relazione all’approvazione della legge sulle intercettazioni, vecchio pallino di Berlusconi. Una teoria suggestiva, ma che probabilmente non corrisponde a verità. Quella di Panorama sembra più una intelligente manovra per arrivare ad un boom di vendite, puntualmente verificatosi.
Di certo la reazione del Colle ha contribuito a rendere ancora più misteriosa una storia già piena di punti oscuri. Le immunità presidenziali sono incontestabili, ma la presentazione del conflitto di attribuzioni dà adito a sospetti sulla gravità delle conversazioni registrate.
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