Intelligenza artificiale in redazione, la Fnsi si interroga

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Alessandra Costante

Fnsi affronterà “senza paura” l’avvento dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Già esangui, già tagliate all’osso, gli algoritmi dell’Ai sembrano minacciare quanto di umano rimane all’interno dei giornali. Ma il sindacato invita i colleghi a considerare che “può essere una meravigliosa scommessa sul futuro o una tremenda discesa verso il buio più profondo: dobbiamo scegliere come governarla, senza paura e senza timore”.

La segretaria generale Fnsi Alessandra Costante ha parlato di intelligenza artificiale durante un corso di formazione. E ha spiegato, premettendo che “non si può bloccare lo sviluppo tecnologico”, che “la tecnologia non è neutra e a fare la differenza è il modo in cui la utilizziamo, sono gli strumenti di cui disponiamo. Di certo non possiamo subire la rivoluzione tecnologica portata nelle redazioni dall’intelligenza artificiale. Per gestirla abbiamo oggi a disposizione gli strumenti previsti dal contratto nazionale di lavoro, ma servono anche strumenti nuovi”. Sarà importante, dunque, prepararsi a un confronto con le istituzioni: “Per questo dobbiamo chiedere tutti insieme a governo e parlamento una riforma globale della norme che governano il nostro mondo”, spiega Costante.

Per la segretaria Fnsi, inoltre, “il nodo è riuscire a lavorare con gli strumenti del futuro garantendo l’occupazione dei giornalisti e assicurando ai colleghi di poter ancora fare il loro mestiere seguendo le regole deontologiche”. Già, perché l’uso della tecnologia, di ogni tecnologia, si porta dietro un importante ricaduta in termini di etica e legalità: “L’Ai può essere impiegata per confondere i lettori cancellando il confine tra vero e verosimile, creando il caos tra i cittadini, minando la democrazia. Anche da questo punto di vista dobbiamo attrezzarci, allenare nuove professioni giornalistiche a scoprire gli artefatti dell’intelligenza artificiale”.

La segretaria Fnsi s’è posta, sull’intelligenza artificiale, a valutare come si stia evolvendo il dibattito in Italia. E, manco a dirlo, non c’è: “Ma se è vero che anche la Ue si sta interrogando, ad esempio, sul pericolo rappresentato da un uso distorto dell’intelligenza artificiale per fini politici, in Italia su questo tema siamo molto indietro. Gli unici che, finora, si sono posti il problema dell’impatto dell’AI anche sull’articolo 21 della Costituzione sono i vescovi. Questo dovrebbe farci riflettere”.

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