Inpgi, milioni di euro persi in due vicende immobiliari

Due vicende immobiliari Inpgi che dovrebbero far riflettere i suoi amministratori. Il Consiglio di amministrazione ha appena varato la riforma previdenziale con il relativo taglio di prestazioni e pensioni, ma continua a non occuparsi minimamente di vicende tutt’altro che marginali riguardanti il settore immobiliare che dovrebbe in parte contribuire con i suoi rendimenti a pagare servizi e vitalizi di migliaia di giornalisti.

Ecco due esempi su cui è calato uno strano segreto e che, a quanto pare, risultano ignoti alla quasi totalità degli amministratori dell’ente di via Nizza.
L’Inpgi 1 da oltre 25 anni possiede un complesso di una ventina di villette a Canalette di Rende in provincia di Cosenza che 4-5 anni fa furono messe in vendita in blocco. Arrivò l’offerta di acquisto da parte di una società romana, offerta che fu ritenuta congrua dall’Istituto. Fu firmato un regolare compromesso che prevedeva una caparra di 500 mila euro garantita da una polizza rilasciata dal Consorzio Confidi.
Per almeno 2 anni la società chiese e ottenne dall’Inpgi il rinvio del rogito notarile, ma quando l’Inpgi stufo di questi continui rinvii decise di incassare a titolo di penale la suddetta caparra di mezzo milione di euro, garantita dalla polizza di cui si è detto, è rimasto con un bel pugno di mosche in mano a seguito del fallimento del Consorzio.
Stranamente, però, questa notizia è rimasta secretata e nel CdA Inpgi non se ne è mai parlato. Perchè? E che sta facendo l’Istituto per recuperare il mezzo milione di euro andati praticamente in fumo? Si è per caso già costituito parte civile? Sono state già informate la Procura della Repubblica di Roma e la Procura della Corte dei Conti del Lazio, visto che tra i danneggiati oltre all’Inpgi figurano la Presidenza del consiglio dei ministri, alcuni Ministeri (Interno, Ambiente, Sviluppo Economico), diverse amministrazioni regionali, provinciali e comunali, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia del demanio, Tribunali, Prefetture, Questure, Università, Aziende ospedaliere, vari Enti previdenziali e assistenziali (Inps, Enasarco, Inail, Cassa Nazionale Ragionieri e Periti), alcune Federazioni sportive (quella di pallamano e di pallavolo)?
Il secondo caso è ancora più eclatante e riguarda da vicino il palazzo più grande di proprietà dell’Inpgi 1 in Italia. E’ un edificio di 14 piani destinato a uffici con grande garage e sala mensa a Roma, in Largo Loria (zona Cristoforo Colombo a breve distanza dalla sede di “Repubblica”). Va detto che per circa 40 anni è stato affittato all’Enel a un canone rilevante che, per fortuna, ha consentito da tempo all’Inpgi di ripagarsi l’intero costo del palazzo.
In vista del rilascio del grande edificio l’Inpgi pubblicò vari annunci su quotidiani nazionali alla ricerca di un nuovo affittuario. Tutte le varie proposte vennero però scartate perchè si proponeva un canone più basso di quello già pagato dall’Enel.
Dopo alcuni mesi si fece avanti però la società Milano ’90 facente capo al noto imprenditore romano Sergio Scarpellini (è la società che ha comprato all’asta molti immobili nel centro di Roma riaffittandoli, tra l’altro, alla Camera, al Senato e al Tar del Lazio; alla stessa società fa anche capo una prestigiosa scuderia di 77 cavalli da corsa con annesso allevamento di 94 puledri e 85 fra fattrici e stalloni), la quale offrì un canone di circa 2 milioni 200 mila euro l’anno (superiore a quello già pagato dall’Enel).
Unica condizione richiesta: la possibilità per la Milano ’90 di poter subaffittare a terzi. In tal caso si sarebbe corrisposto il canone per almeno 18 anni. Nel 2006 fu così firmato con l’Inpgi il contratto di affitto fino al 2024 garantito, sembra, da una polizza di una compagnia irlandese.
Dopo alcuni mesi arrivò il vero inquilino: il Comune di Roma. Apparve subito strano il comportamento del Comune che, pur essendo stato subito informato molti mesi prima dall’Inpgi della disponibilità del palazzo di largo Loria (il Comune era infatti da anni inquilino dell’Inpgi nel palazzo di Lungotevere Cenci 1 di fronte all’Isola Tiberina dove aveva sede l’ufficio sfratti), aveva – guarda caso – preferito stipulare un contratto in subaffitto con la società Milano ’90, anzichè direttamente con l’Inpgi.
Ovviamente l’Inpgi ignorava l’entità del canone annuo pagato dal Comune di Roma alla Milano ’90 per utilizzare il palazzo di largo Loria come sede delle Commissioni del Consiglio comunale e dei Gruppi capitolini, ma si dava ovviamente per scontato che fosse superiore.
Ma di quanto superiore?
La verità è venuta a galla circa due anni fa. E il caso è finito anche in tv (a Striscia la Notizia su Canale 5 puntata del 19 ottobre 2012) e sui giornali.
Quattro consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle hanno infatti chiesto alla Giunta capitolina di usufruire di una norma inserita nel “Decreto del Fare”, che consente agli enti locali la rescissione dai contratti di affitto anche in deroga a quanto fissato dagli stessi. Essi avevano scoperto che per l’affitto del palazzo di Largo Loria il Comune di Roma stava pagando alla società Milano ‘90 un canone annuale stratosferico di ben 9.519.645,77 euro! E altrettanto stratosferico era anche il canone dell’autorimessa di via Tito Omboni (palazzo confinante con quello di largo Loria): per noleggiare la struttura, il Campidoglio stava pagando alla società Milano ’90 ben 739 mila euro annui, in pratica più di 10 mila euro per ogni auto parcheggiata dai dipendenti del Comune.
Insomma, un vero scandalo se si pensa che la Milano ’90 dall’affitto di Largo Loria e dintorni ha guadagnato ogni anno addirittura circa 7 milioni di euro (cioè 13 miliardi e mezzo di vecchie lire) rispetto al canone di 2 milioni 200 mila euro pagato all’Inpgi.
Ma, come nel proverbio “chi troppo vuole, nulla stringe”, la società Milano 90 è rimasta senza inquilino perchè a seguito della rescissione del contratto di affitto il Comune di Roma ha lasciato il palazzo di largo Loria.
Ci si chiederà a questo punto:che c’entra l’Inpgi in questo caso di mala amministrazione? C’entra, perché da più di un anno l’Inpgi non percepisce più nulla e sta quindi subendo un grave danno che potrebbe prolungarsi per parecchio tempo ancora, cioè fino alla stipula di un nuovo contratto di affitto con un altro inquilino.
Ma anche di questo caso nel CdA Inpgi non se ne è mai parlato. Perchè questa notizia è rimasta stranamente secretata in barba alla tanto decantata trasparenza? E L’Istituto ha forse recuperato intanto qualcosa dalla compagnia irlandese che avrebbe fornito inizialmente delle garanzie sul pagamento del canone di affitto? Sono state già informate la Procura della Repubblica di Roma e la Procura della Corte dei Conti del Lazio, visto l’evidente danno che si sta subendo?

In conclusione, queste due vicende immobiliari Inpgi dovrebbero far seriamente riflettere gli amministratori dell’ente sopratutto sull’assoluta mancanza di trasparenza al di là di recenti delibere, varate solo a mo’ di “specchietto per le allodole”. E su cui fin da ora Inpgi Futuro chiede formalmente di fare chiarezza.

fonte: www.francoabruzzo.it

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