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INPGI SENZA PIU’ FONDI. MA LA CORSA AI PREPENSIONAMENTI NON SI FERMA. SIDDI: «BASTA ABUSI»

L’Inpgi non ha più fondi per il 2013 e il 2014, però le società editrici continuano a prepensionare. Dati alla mano, sarebbero già pronte 133 nuove richieste da inoltrare al Ministero del Lavoro. Come se non bastasse: è esaurito anche il fondo integrativo di 20 milioni di euro. Franco Siddi, segretario nazionale della Fnsi, ha ammonito: «La corsa ai prepensionamenti va fermata. Molte testate ne hanno abusato per assicurarsi i contributi. L’Inpgi non è una discarica in cui rottamare i giornalisti». Morale della favola: senza risorse gli accordi presi potrebbero non valere nulla.
Ma procediamo con ordine.
L’Inpgi ha praticamente esaurito i soldi da destinare ai prepensionamenti. Peccato che a breve ne arriveranno altri 133: 16 sono stati chiesti da La Stampa, 12 da Avvenire, 5 da Tuttosport, 14 dal Corriere dello Sport, 43 da Mondadori e altrettanti dal Corriere della sera. La domanda a questo punto è d’obbligo: chi pagherà per loro? E dove saranno presi i soldi per le loro pensioni? Non si sa. L’unica cosa certa è che l’Inpgi (Istituto di previdenza dei giornalisti italiani) non ha più un centesimo in cassa. E i quasi 800 prepensionamenti decretati negli ultimi 4 anni hanno prosciugato anche il fondo integrativo. A tal proposito bisogna dire che l’Inpgi ha beneficiato di un fondo di 20 milioni di euro erogato nel lontano 2009 per far fronte alle prime “vittime” della crisi dell’editoria. E’ accaduto, infatti, che i contributi versati dai 18 mila giornalisti per rimpinguare le casse dell’Istituto, non sono bastati a coprire l’emorragia degli esuberi da prepensionamento. Ecco allora che lo Stato ha pensato al fondo integrativo. Peccato che anche questo sia stato prosciugato.
Insomma: le risorse sono finite. La perdurante crisi economica, la mancanza di investitori pubblicitari, l’avvento del web e anche i “maxi-sconti” proposti dalle emittenti televisive agli sponsor hanno indebolito ancora di più il sistema. A fronte di tutto questo, la “corsa” agli esuberi continua. E la Fnsi (Federazione nazionale editori giornali), il sindacato nazionale della stampa, ha sottolineato questo disequilibrio dichiarando che, per far fronte all’emergenza, servirebbero in tempi rapidissimi almeno altri 30 milioni di euro (di cui 10 da utilizzare praticamente subito).
Secondo la Fnsi la “corsa” ai prepensionamenti va comunque fermata. «A inizio anno – ha spiegato Franco Siddi, segretario nazionale delle Fnsi – abbiamo mandato una circolare a tutti i cdr. E abbiamo invitato i giornalisti a non firmare accordi. Non si può più scherzare. I fondi sono finiti. In alcuni casi c’è stata una vera e propria corsa a siglare accordi in fretta e furia per accedere per primi ai contributi». «Alcuni cdr [comitato di redazione, ndr] – ha proseguito Siddi – sembrano non rendersi conto della situazione. Fino a qualche anno fa criticavano anche il ricorso ai prepensionamenti. E ora li chiedono: tanti e in fretta».
Per la Fnsi molte testate avrebbero abusato dei prepensionamenti per alleggerire l’organico invece di avviare delle ristrutturazioni vere e proprie. «Alcune aziende – rincara la dose Siddi – sembrano voler approfittare della crisi per appropriarsi degli ultimi fondi disponibili, con furberie e sotterfugi inaccettabili, con tanto di minacce alla disoccupazione». E il segretario non evita di fare “i nomi”: «La Stampa ha firmato una intesa in tre giorni. E anche gli accordi del Corriere dello Sport e di Tuttosport hanno avuto una accelerazione incredibile. Se il Gruppo Amodei non può più reggere faccia le sue ristrutturazioni ma non con i soldi dell’Inpgi che non è una discarica in cui “rottamare” giornalisti da 58 anni in su sollevando l’impresa dalle sue responsabilità e gravando sulla collettività». Per Siddi, di conseguenza: «È necessario, quindi che il ministero del Lavoro controlli regole e procedure».
Ma non tutti sono stati “furbi” secondo il segretario della Federazione: «Mondadori, per esempio, ha seguito il procedimento corretto. E per i suoi 43 esuberi la Fnsi troverà senz’altro una soluzione (è previsto già un incontro tra le parti il prossimo 30 aprile, ndr)».
“Stato dell’arte” a parte, quello che sembra emergere dalla disamina di Siddi è che, alla fine, senza risorse gli accordi presi tra i vari sindacati interni e le aziende rischiano di valere carta straccia. Ad alto rischio potrebbe diventare anche il recente accordo stipulato tra Rcs e il cdr del Corriere della Sera. Le parti, dopo una lunga trattativa, si sono accordate, infatti, per 70 esuberi tra cui 43 prepensionamenti (alcuni dei quali “accompagnati” con la cassa integrazione). Ma senza fondi, comitato di redazione e società editrice dovranno trovare un’altra soluzione non escluso il ricorso ai contratti si solidarietà che non gravano sull’Inpgi.
Anche su questo fronte, tuttavia, occorrerebbe fare chiarezza. Per Siddi, infatti, è l’intero sistema degli ammortizzatori sociali che va rivisto. Magari prevedendo un fondo pubblico unico intra-settoriale. «I problemi di un settore non possono essere scaricati sul settore stesso» conclude con un monito il segretario della Fnsi.

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