Inpgi, il sottosegretario Claudio Durigon “spiazza” il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Per l’esponente leghista del governo guidato da Mario Draghi, il problema annoso dell’istituto di previdenza dei giornalisti non si risolve con una semplice “annessione” da parte dell’Inps.
Il sottosegretario al Mef, che ha la delega proprio alla previdenza, nella giornata di ieri ha rilasciato una nota in cui fa il punto della situazione. E rivela su quali strategie sia effettivamente al lavoro il governo per salvare l’Inpgi.
Durigon: “Inpgi assorbita? Non risolverebbe problemi”
Durigon ha spiegato: “Siamo al lavoro per garantire una soluzione alla crisi dell’Inpgi che si inserisca nel solco del sistema della previdenza privatizzata. La contrazione della platea contributiva che affigge la professione giornalistica ormai da anni non può certo essere risolta con una incorporazione nell’Inps. Che costituirebbe un inutile aggravio per le finanze dello Stato senza incidere sulle cause effettive del problema”. Dunque il sottosegretario conferma la natura “privata” dell’istituto previdenziale. Così “tranquillizza” i sindacati dei giornalisti che avevano temuto un disegno utile a “sottomettere” la categoria. E sottolinea che il problema è l’asfissia di nuovi iscritti.
“Dare risposte strutturali a problemi strutturali”
Il sottosegretario Durigon ha poi affermato: “L’indipendenza della gestione previdenziale costituisce il punto di partenza di ogni intervento. Con il ministro Orlando ed il sottosegretario all’Editoria Moles torneremo presto a vederci per risolvere una volta per tutte la situazione: a problemi strutturali siamo abituati a dare risposte strutturali e di sistema”. L’interlocuzione, dunque, è aperta. Ma non come l’aveva lasciata intendere Tridico. Che aveva affermato come sull’ipotesi di un assorbimento dell’Inpgi da parte dell’Inps ci fosse una strada aperta. Insomma, la situazione è in divenire. E non sarà facile trovare una soluzione. L’Inpgi affoga nei debiti e l’emorragia di nuovi iscritti è dovuta al collasso di assunzioni: oggi nessun editore sembra interessato ad altro che a esternalizzare i cronisti. Fatalmente, dunque, non ci sono più “articoli 1” che paghino i contributi.