Inpgi, il sottosegretario Vito Crimi attacca a muso duro: “Prendo atto delle grandi manovre che si stanno facendo su Inpgi. La cassa previdenziale dei giornalisti continua a richiedere un intervento da parte del nostro Governo, ma nei fatti ci viene impedito di essere presenti nel suo Cda: i rappresentanti nominati da Renzi, quindi dal Pd, non mollano la poltrona”.
Crimi fa nomi e cognomi e non lesina stoccate pesante: “Antonio Funiciello, già portavoce di Luca Lotti – quello che intrallazzava a telefono per le nomine dei magistrati – e già capo staff di Gentiloni, è un prodotto del poltronificio Pd che oggi vive a spese dei giornalisti e delle loro pensioni”.
La questione è dunque, per Crimi, politicamente grave: “Oggi lasciano esponenti del Pd a “vigilare” (eufemismo) sulla cassa autonoma, ma poi pretendono che sia questo Governo a dover risolvere i problemi creati da loro. Anche il presidente dell’OdG aveva preso l’impegno di risolvere questo impasse, ma nulla si è successo”.
Crimi sfodera, in conclusione, la massima del chi è causa del suo mal pianga se stesso. “È ovvio che i nominati del precedente governo possono rimanere in carica fino alla scadenza del mandato, aprile 2020, ma Inpgi poi non si lamenti se è vittima dei suoi stessi sistemi. Il Governo – conclude Crimi – è pronto ad intervenire, ma deve avere una sua rappresentanza all’interno della cassa previdenziale per svolgere le funzioni di controllo e vigilanza che gli competono e per agire concretamente”.
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