“L’intervento sul “Corriere della Sera” di Vittorio Roidi in relazione alla professione giornalistica, pone problemi seri e contiene considerazioni condivisibili, ma attribuisce alla Fnsi intenzioni, peraltro mai discusse in tali termini dai suoi gruppi dirigenti, che non sono neppure nei suoi poteri, come far chiudere le Scuole di giornalismo”. Lo dice Giovanni Rossi, Presidente della Fnsi, sostenendo che il problema della qualità del lavoro giornalistico si pone in termini differenti, ed è strettamente connesso alla riforma della professione.
Rossi scrive che “è senz’altro vero – come ho avuto modo di constatare, anni or sono, perché chiamato a far parte di una Commissione d’esame – che vi è una diffusa impreparazione culturale degli aspiranti (e, a volte, non solo aspiranti) giornalisti”, ma ciò “è anche la conseguenza del collasso del sistema formativo del nostro Paese. Temo, in altre parole, che la cosa non riguardi solo i giornalisti”. Ed è “vero che alla ricerca della notizia la più verificata possibile si è spesso sostituita la spettacolarizzazione del fatto e la superficialità del racconto. Ma questo riguarda anche le condizioni nelle quali si svolge oggi la professione, standardizzata e burocratizzata da un lato, precarizzata dall’altro. Il che non impedisce che vi siano tanti colleghi che svolgono con passione e diligenza il loro lavoro, come ci ha ricordato il presidente dell’Unione Nazionale Cronisti (Unci), Guido Columba, proprio rispondendo alla sollecitazione di Roidi”.
La Fnsi è “assolutamente interessata alla formazione professionale e culturale dei colleghi – aggiunge Rossi – e per questo fine è disponibile alla collaborazione con gli altri organismi della categoria”. Peraltro, “il tema di una più elevata preparazione e qualità professionale è questione alla quale dovrebbero essere interessati anche gli editori. Il che rimanda alla questione dello stato delle redazioni ed al superamento del precariato. Infatti, il miglioramento della qualità dei ‘prodotti informativi’ è senz’altro una delle strade da percorrere per uscire dalla crisi attuale”. Il “progetto Gonella“, al quale si richiama Roidi, da cui scaturì l’Ordine dei giornalisti, “può non essere abbandonato a patto – dice Rossi – che si introducano forti elementi di riforma e di innovazione ed una effettiva formazione permanente”. E tra gli elementi di riforma debbono esserci “una sostanziale modifica delle forme di accesso alla professione e delle modalità di svolgimento dell’esame di Stato”.