L’indirizzo Ip è stato sufficiente, alla polizia, ad inchiodare l’autore di una serie di ingiurie e invettive pubblicate sul sito internet di un Comune nel corso di una disputa politica. Lo ha stabilito la sentenza n. 8824 della Quinta sezione penale, depositata il 7 marzo 2011.
Grazie alla collaborazione del gestore del sito web teatro degli insulti ed al gestore telefonico, è stato possibile associare l’indirizzo Ip all’utenza domestica della persona sospetta.
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