In questi giorni è stata pubblicata l’indagine dell’Antitrust su edicole e distribuzione di giornali e periodici che ha puntato i fari sui maggiori problemi che affliggono la filiera della carta stampata. Ma l’impressione, secondo gli addetti del settore, è che il comparto non sappia o non voglia organizzare una strategia efficace per migliorare lo stato attuale. E giudicano l’indagine Antitrust interessante ma troppo vasta e contraddittoria, per trarre conclusioni utili a «modernizzare la distribuzione editoriale, per consentire al settore di rispondere alle sfide di internet e della free-press, garantendo realmente ai consumatori l’accesso all’intera offerta informativa».
L’indagine è stata anche considerata contraddittoria in alcune sue soluzioni. Fra i punti contestati: l’auspicio che il venditore possa scegliere il distributore che vuole, quando in realtà lo sceglie l’editore. Per farlo, un edicolante dovrebbe spostarsi di chilometri, per avere un’alternativa. Liberalizzare la rete delle edicole e sostenere la parità di trattamento delle testate, senza modificare il sistema distributivo, insomma, è, impresa ardua.
Il sospetto per il Sinagi, invece, è che la liberalizzazione sia una «ristrutturazione» che riduca ulteriormente i chioschi, passati da 38 mila a 32 mila, da quando si è aperto a nuovi soggetti. Perché rinunciare a una licenza? Perché a fine mese i conti non tornano con i distributori locali, che garantiscono l’incasso a distributori nazionali ed editori. Una posizione che per i sindacati delle edicole racchiude in sé troppo potere.
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