Inchiesta Sopaf, arrestati in sette. Per i pm: avrebbero tolto soldi a ragionieri e giornalisti

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La Guardia di Finanza di Milano ha eseguito questa mattina sette ordinanze di custodia cautelare (ai domiciliari e in carcere) nei confronti di sette persone, tra le quali i fratelli Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni, e il figlio di quest’ultimo, Luca, e altre tre persone, tutte coinvolte nell’inchiesta del pm di Milano Gaetano Ruta su Sopaf.
I reati contestati ai sette indagati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare sono, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale. Per quanto riguarda il reato di truffa, ci sarebbero due contestazioni riguardo due diversi episodi di truffa a un ente previdenziale e anche l’ipotesi di reato di appropriazione indebita contestata agli altri tre indagati diversi dai fratelli Magnoni riguarda una operazione ai danni di un ente previdenziale. Le altre tre persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare sono una legata alla Sopaf e le altre due a una società controllata da quest’ultima. Nei guai sono finiti anche Andrea Toschi e Alberto Ciamperoni, mentre la controllata di Sopaf coinvolta nell’inchiesta è l’Adenium. Nel corso dell’indagine della procura di Milano sono emerse una appropriazione indebita di circa 50 milioni di euro ai danni della Cassa di previdenza dei ragionieri e dei periti e una di 7 milioni di euro ai danni dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti. I due enti sono considerati parti lese nel procedimento, quando sono in corso perquisizioni presso terzi nelle case di Paolo Santarelli e Andrea Camporese, presidenti rispettivamente dell’ente previdenziale dei ragionieri e periti e dei giornalisti.

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