Secondo l’ultimo Rapporto gennaio-maggio 2015 per la prima volta la radio stacca tutti gli altri media per ricavi pubblicitari, soprattutto carta stampata e web
Pubblicati i dati relativi alla raccolta advertising dei primi 5 mesi di quest’anno, non sono mancate polemiche e sorprese.
A rivelare l’andamento degli investimenti pubblicitari realizzati nel settore media è la Nielsen Italia, azienda specializzata, e quindi molto affidabile, nelle ricerche di marketing e sull’evoluzione dei principali canali d’informazione, sia tradizionali che di ultima generazione.
Iniziamo dal trend, che dopo anni di netto calo, pare essere tornato positivo, almeno in parte e, comunque, non in tutti i settori.
Certamente gongola la radio che da gennaio a maggio registra un + 5,5% degli introiti pubblicitari. In lieve flessione la tv (-0,7%) che spera in una veloce ripresa già a partire dal prossimo semestre.
Ancora giù i giornali, con un -2,8% per i periodici. Ma non è finita qui. Peggio fanno i quotidiani che chiudono con un vistoso -5,9%.
“Se Sparta piange, Atene non ride” – ci viene da dire valutando i dati relativi dell’ out of home tv (-10,1%) e del web (-2,2%): un segnale che, per diverse ragioni fa riflettere investitori, editori ed utilizzatori on line che stanno analizzando le percentuali con molta attenzione per capire le motivazioni di un riscontro così negativo, in netta controtendenza rispetto ai mesi e agli anni precedenti.
E mentre gli esperti di marketing digitale e non solo, sono già al lavoro per individuare nuove strategie capaci di generare l’auspicata ripresa dei ricavi, i più ottimisti tirano un sospiro di sollievo perché l’inchiesta Nielsen ha evidenziato che il mese migliore, da un punto di vista strettamente economico, è stato l’ultimo mese preso in esame dal sondaggio.
A maggio, infatti, il riscontro è stato più positivo del previsto perché caratterizzato da un + 2,6% per la radio, + 4,5% per la tv, + 2% per i periodici e + 2,2% per i quotidiani.
Il recupero, dunque, sembra possibile, anzi già c’è. Bisogna solo sperare che gli investitori tornino ad avere più fiducia nei media, soprattutto nella carta stampata e che gli editori sappiano cogliere e correttamente interpretare le esigenze e i cambiamenti di un mercato in continua evoluzione.