INCENTIVI AI DECODER. MEDIASET COSTRETTA A RESTITUIRE 7 MLN ALLO STATO

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Si è chiusa una questione che risale al vecchio governo Berlusconi, quando, nel 2004, l´allora ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, inserì, nella Finanziaria, l´aiuto al digitale terrestre. Precisamente 220 milioni di euro per favorire l´acquisto di decoder prodotti, tra gli altri, dalla Solaris.com, società del fratello di Silvio Berlusconi, e utili ad aumentare gli abbonamenti ai nuovi canali digitali di Mediaset. Nel 2007 la responsabile Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha condannato l´Italia ritenendo che gli aiuti fossero “illegittimi e incompatibili e con le norme europee” sugli aiuti di Stato perché accordavano “un vantaggio indiretto” ai suoi beneficiari a discapito della piattaforma satellitare di Sky, dando luogo ad una distorsione della concorrenza con soldi pubblici.
Il Ministero delle Comunicazioni è stato, allora, incaricato di stabilire chi tra le emittenti (e non tra i
produttori di decoder) avesse tratto vantaggio dai finanziamenti, di quantificarli e di ingiungerne la
restituzione. Oggi, giunta finalmente a conclusione l’indagine (approvata il primo aprile scorso dalla Commissione europea) è stato stabilito che Rai, La7 e Fastweb, protagonisti del digitale terrestre, non ha avuto nessun beneficio dagli incentivi nel frattempo corretti dal governo Prodi. Nessuno ci ha guadagnato, tranne Mediaset. Questa sarà costretta a rendere allo Stato italiano i milioni di euro indebitamente guadagnati.
Tuttavia gli esperti della Kroes non hanno condiviso la quantificazione della somma dovuta dal Biscione, calcolata sottraendo agli incassi derivanti dai nuovi abbonamenti i costi sostenuti per attivarli (spese di call center, consegne dei decoder etc.). Per l’Ue, quindi, due milioni di presunte spese indicate da Mediaset “non sono necessariamente pertinenti” ai contratti realizzati grazie al finanziamento. E se non verrà dimostrato il contrario entro il 25 aprile, il biscione non dovrà versare allo Stato gli oltre 5 milioni richiesti dal ministero, bensì 6 milioni e 840 mila euro più interessi. Per un totale di 7,2 milioni.
Fabiana Cammarano

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