In Veneto la santa alleanza dei giornalisti per pretendere condizioni di lavoro più umane. Il coordinamento dei comitati di redazione dei quotidiani e dei giornali veneti hanno proclamato una mobilitazione regionale contro lo status quo sul quale gli editori, evidentemente, non vogliono intervenire nel senso auspicato dai loro dipendenti.
Un documento, pubblicato anche dal Sindacato dei giornalisti veneti, ha dato conto della riunione che si è svolta a Mestre. “Nel corso della riunione sono emerse problematiche comuni a tutte le redazioni: innanzi tutto carichi di lavoro ormai non più sostenibili, esacerbati dalle esigenze sempre più pressanti dell’informazione on line”. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: “E, a cascata: organici insufficienti, carenza di formazione, inadeguatezza della strumentazione tecnologica, mancanza di coinvolgimento delle redazioni nelle strategie editoriali calate dall’alto senza alcun confronto. Una situazione – tuonano i giornalisti – che ha portato all’esplosione dell’impegno dell’arco orario e a condizioni di forte stress nocive al benessere psicofisico di colleghe e colleghi”.
La rabbia dei giornalisti è data dal fatto che “si trovano a compensare con buona volontà e spirito di responsabilità l’incapacità gestionale dei vertici giornalistici e aziendali”. Un vero problema è quello legato all’integrazione “carta/web” che, per i giornalisti veneti, “è ormai un vuoto refrain”. A problemi nuove, soluzioni nuove dicono spesso i guru del marketing. Ma invece, secondo il coordinamento dei cdr del Veneto: “L’organizzazione del lavoro è ancora quella degli anni Novanta e ogni giorno di più mostra il passo rispetto alla mutata realtà del settore che sta scontando l’avvento di digitale e social: ai giornalisti viene chiesto di fare tutto (foto, video, lanci sul web, fb, x, instagram, tik-tok, eventi)”.
Eppure le richieste avanzate dai giornalisti non appaiono così lunari: “Da tempo i cdr chiedono di pianificare un’organizzazione del lavoro su turni in maniera tale da efficientare le prestazioni e limitare il ricorso allo straordinario, insieme a programmi di formazione specifici per fare in modo che si possano maneggiare le nuove tecnologie senza essere autodidatti e senza diventare tecnici informatici, facendone uno strumento che facilita il lavoro e non che lo complica anche mortificando la professionalità”. Di fronte a queste proposte, “le aziende hanno risposto alle sollecitazioni del corpo redazionale in due modi: abusando dell’istituto delle forfettizzazioni che spesso coprono con cifre del tutto insufficienti non solo lo straordinario (la prassi oscilla, ormai, fra le 10 e le 12 ore giornaliere e più) ma notturni, festivi, superfestivi e domeniche; non pagando lo straordinario a chi non ha il forfait con la complicità di responsabili che o non “segnano” le ore o le riducono”. Insomma, non proprio al meglio e pertanto un consiglio ai lavoratori: “Al riguardo il Coordinamento dei cdr sollecita a inviare una mail al superiore gerarchico nel momento in cui scatta il superamento delle 7 ore e 12 e chiedendogli l’autorizzazione formale a continuare in regime di straordinario; contestualmente il Coordinamento dei cdr invita a segnalare eventuali intimidazioni o azioni omissive”.
Di fronte a queste situazioni e condizioni di lavoro, il sindacato dei giornalisti del Veneto ora tuona: “Serve ricondurre nell’alveo del contratto collettivo nazionale l’attività lavorativa. Per questo, parte a livello regionale, una mobilitazione che coinvolge tutte le aziende editoriali del territorio”. Secondo i rappresentanti dei giornalisti occorre “una svolta necessaria anche e soprattutto per restituire qualità al prodotto e per tutelare la salute dei colleghi già fortemente compromessa come dimostrano i sondaggi interni ad aziende come Rcs e Athesis e che ora anche Casagit sta indagando con il questionario diffuso in collaborazione con l’Ordine nazionale degli psicologi”.
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