I consiglieri di maggioranza negano il numero legale al Cda Rai, se ne parlerà tra una settimana. Intanto cresce la tensione.
Garimberti ha le idee chiare: «In un momento in cui c’è necessità e urgenza di migliorare la competitività nel mercato televisivo vengono impedite le nomine di canali e testate prive di direttori nonostante il dg avesse con coerenza confermato le sue proposte. Una scelta che indica come le logiche della lottizzazione siano più importanti di quelle che presiedono ad una sana gestione aziendale».
Nulla di fatto a Viale Mazzini; ancora senza direttore RaiTre, Rai Gold e Gr Parlamento e Rai Parlamento. Solo Marcello Masi diviene direttore del Tg2 per via della scadenza dei 90 giorni del suo interim.
Il consigliere di maggioranza Verro parla di «formalismi procedurali» e rimanda la colpa all’opposizione che non avrebbe concesso la deroga per la presentazione dopo le previste 48 ore prima della riunione delle nomine per le condirezioni di Giorgio Giovannetti a Gr Parlamento e Simonetta Faverio a Rai Parlamento (i curricula dei candidati erano stati presentati dalla Lei solo 24 ore prima del voto).
Per il consigliere delle Lega Bianchi Clerici manca il buon senso necessario a «superare rigidi formalismi». La Bianchi Clerici, inoltre, giustifica il crollo del tg con motivi di traino, «per il Tg1 conta molto il traino: quando va male, ne risentono anche gli ascolti del telegiornale».
In Cda è intervenuto Antonio Marano, vicedirettore generale, che avrebbe presentato dati di ascolto particolarmente negativi per l’intera rete ammiraglia. A tale proposito il dg Lei vorrebbe ascoltare il direttore di Rai1, Mauro Mazza, e il direttore del Tg1, Augusto Minzolini.
La situazione è critica: il cdr di Rai Parlamento mostra insofferenza per lo stallo gestionale e i Tg regionali protestano per i tagli delle edizioni notturne. Il prossimo sciopero dell’Usigrai si annuncia sempre più nutrito.
Egidio Negri