Secondo un’indagine dell’Istat e dell’Aie (Associazione italiana degli editori), presentata nell’ambito della Fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi”, rispetto alla media europea, in Italia ci sono pochi lettori e di conseguenza si stampano meno libri. La produzione italiana, infatti, si colloca dopo quella di Germania, Spagna, Francia con 55mila nuovi titoli ogni anno. Il numero di opere pubblicate cresce meno delle altre editorie europee (+7,6% rispetto a +14% di Germania). I bassi indici di lettura del mercato domestico si traducono in un numero minore di titoli pubblicati, di copie vendute, di copie stampate e, ancora, nel il basso livello dell’export dei libri italiani. Il 62-63% dei titoli complessivamente stampati sono novità, le ristampe il 30-31%. Nel 1980 le novità erano 9.700, pari al 54,5% dei titoli complessivamente pubblicati, che erano 17.800 (meno del numero di ristampe e riedizioni pubblicate nel 2006). La produzione in 26 anni si è dunque triplicata, con una crescita che è avvenuta però sostanzialmente tra 1980 e 1995 (+12% in media annua), dopo di che è rallentata con un +1,2% medio nei dieci anni successivi. Nel 1980 si pubblicavano 140 milioni di copie: meno di quante oggi se ne pubblicano di sole novità.
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