IN GRAN BRETAGNA FALLISCE IL QUARTO POTERE. MA IN ITALIA È DIVERSO

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Nel mondo dell’informazione è passato uno tsunami, una catastrofe per la democrazia si è sprigionata da un giornale. Quel che è accaduto con News of the World, il tabloid inglese che spiava, manipolava e ricattava, mina per sempre la credibilità del quarto potere. Attraverso un foglio scandalistico, un gruppo imprenditoriale teneva sotto tiro chiunque si ponesse contro la sua linea e al contempo bruciava la concorrenza intercettando clandestinamente migliaia di cittadini per fabbricare gossip. Ma ora, molto prima che un giudice britannico si possa pronunciare sulle responsabilità penali dei singoli indagati o arrestati, quel giornale ha dovuto chiudere.
C’è chi equipara le intercettazioni pubblicate dai nostri giornali ai metodi inglesi, mentre sono il frutto regolarissimo del lavoro della magistratura. Insinuare che vi sia qualcosa di illegale nell’uso di questo strumento indispensabile per le indagini, è come dire che dopo l’11 settembre bisognava vietare tutti gli aerei. In Inghilterra a intercettare non sono stati i magistrati, ma i giornalisti e i complici al loro soldo: detective privati, hacker, poliziotti corrotti che avevano accesso alle compagnie telefoniche. La privacy di comuni cittadini è stata violata da altri comuni cittadini. Non si è trattato di materiale acquisito per un’inchiesta giudiziaria, ma anzi, in certi casi i fabbricatori di gossip si sono appropriati delle vite degli altri persino a danno degli stessi inquirenti. Per il semplice scopo di poter ascoltare nuovi messaggi quando la segreteria telefonica era ormai piena, gli spioni del giornale hanno cancellato i vecchi messaggi dal cellulare di una ragazzina scomparsa e poi trovata uccisa, privando così polizia e magistratura di prove o indizi per identificare il suo assassino. In Inghilterra, la ricerca dello scoop senza riguardo per i diritti dei singoli e delle istituzioni, in Italia la delegittimazione a scopo politico di chiunque si opponga a Berlusconi. È la deriva di un certo giornalismo. È in entrambi i casi un giornalismo perverso, se ancora giornalismo si può chiamare.
In molti punti ciò che è successo in Gran Bretagna mostra convergenze con quel che accade in Italia. C’è, per esempio, la figura di Andy Coulson, l’ex direttore di News of the World divenuto portavoce del governo, il primo nome eccellente tratto in arresto. Nonostante fossero già emersi i metodi illegali con cui il giornale si procacciava le notizie, il primo ministro Cameron l’ha voluto accanto a sé. Il conoscitore dei punti deboli di eventuali alleati e soprattutto rivali, rappresentava una risorsa in più, un’arma segreta ma non troppo. Secondo le accuse, Coulson è l’uomo che sapeva tutto. Il racket delle informazioni, metodo collaudato dalle mafie, era divenuto nella sua redazione sistema universale, macchina in grado di spaventare chiunque si ponesse contro la linea del giornale, i suoi interessi politici e economici.
News of the World è chiaramente schierato a fianco del governo: per ottenere spazi, appalti, vantaggi sul mercato. Ma non solo. Contro un’opinione pubblica sempre più ostile, appoggia anche la guerra in Iraq e Afghanistan, e agisce con i suoi metodi. Spia le mail dei caduti, i cellulari dei loro congiunti. Una donna che ha perso il marito per fuoco amico è una pessima pubblicità per l’intervento militare. Così conviene monitorarne la vita privata, aspettando di scoprire che lei o un’altra abbiano fatto un passo falso o qualcosa che si possa spacciare come tale, mentre i loro uomini stavano combattendo e morendo nel deserto. Poter screditare (o ricattare) qualcuna delle vittime, significa poter comunicare al Paese che non ci sono martiri di una guerra assurda, ma solo piccole storie squallide da osservare attraverso il buco della serratura. Se nessuno è più credibile, se tutti sono uguali e ugualmente sporchi, il potere non è più tenuto a rendere conto, può fare ciò che vuole, prevale sempre.
Il gossip sta divenendo sempre più il motore truccato di un giornalismo mondiale. Il gossip, il tabloid, il quotidiano di retroscena, il sito pettegolo, sono la nuova frontiera del racket a cui si paga pizzo ogni qual volta si sottostà al terrore che il proprio privato, diventando pubblico, possa rovinare l’immagine. È un meccanismo che costringe a difendersi da ciò che non è né colpa né crimine, ma solo privato. Costringe a cedere al ricatto pur di non vedere la carriera o la vita rovinata dallo svelamento di una debolezza o di un fatto intimo.
Sia chiaro: questo sistema non ha nulla a che vedere con l’inchiesta giornalistica (anche se a volte si spaccia per tale), la quale raccoglie una molteplicità di elementi e informazioni per dare al lettore un quadro ampio ed esaustivo su fatti che riguardano la loro vita, il loro Paese. Se c’è qualcosa che si può fare prima che arrivino leggi nuove a liberare l’informazione dal racket, è proprio la scelta del lettore. Del singolo lettore che in questo istante legge queste parole: non finanziare questa forma di racket-giornalismo. Questa è l’ultima battaglia che sta avvenendo: vogliono terrorizzare tutti, mettere paura a chiunque voglia fare un passo pubblico, spaventare le personalità credibili, tenere fuori dalla televisione (o ridurne le potenzialità) tutti coloro che potrebbero ostacolare questa strategia. La verità emersa in Inghilterra può mostrare che anche qui si può bloccare questo meccanismo.. Sono stati i lettori che hanno fatto subito capire che non avrebbero più comprato il giornale che spiava le loro vite. Non esiste antidoto più potente contro i veleni che inquinano la democrazia delle persone che si scrollano di dosso la loro passività e si riscoprono cittadini.

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