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IN GERMANIA I QUOTIDIANI CHIUDONO ALLE 17. SAREBBE UN’IDEA PER L’ITALIA?

In Germania tutti i quotidiani chiudono, da anni, alle 17. Lo ha riportato qualche giorno fa Roberto Giardina, il corrispondente da Berlino di Italia Oggi. Potrebbe essere un modello valido anche per l’Italia?
Paese che vai, usanze che trovi. È proprio vero. E vale anche per l’organizzazione del lavoro. Magari molti immaginano i tedeschi come dei lavoratori stacanovisti (topos che, allo stato attuale, rimane valido per i cinesi). Ma non è così. Ciò che conta è l’organizzazione e l’ottimizzazione delle energie.
Infatti tutti i quotidiani teutonici chiudono i battenti alle 17 in punto. Di solito rimane in ufficio un redattore, in caso di eventi eccezionali, tra cui, per capirci, non rientra (a differenza dell’Italia) la normale dichiarazione di un politico.
Ma facciamo un esempio. Quando Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica italiana, venne a Francoforte per una conferenza sull’ingresso della Lira nell’Euro (un fatto decisamente importante, al di là della visita di un Capo di Stato all’estero) nessuno ne parlò. Il Presidente, infatti, aveva fatto il suo intervento dopo le 18. Troppo tardi, sia per la stampa che per la tv locale.
È anche vero che tutto il Paese teutonico “serra” le attività alle 17. Anche i politici, a meno che non ci siano notizie clamorose da comunicare con urgenza, evitano di parlare quando cala la sera.
«È un segno di civiltà. I cittadini vanno rispettati e non turbati a tutte le ore», ha scritto Giardina.
In Italia, invece, si chiude ben oltre le 17, a volte anche a notte fonda. E non mancano i quotidiani che stoppano il lavoro addirittura a mezzanotte. Ma ne vale la pena? Ora, nell’era di internet, le notizie possono viaggiare in tempo reale. E quasi tutti hanno un dispositivo elettronico, pc o cellulare di ultima generazione che sia, che ne consente l’immediata diffusione e visione.
La decisione spetta agli editori, ovvio. Di sicuro una scelta del genere avrebbe un vantaggio: una riduzione dei costi. Soprattutto per quanto concerne il mondo della carta stampata. Ma come si dice: Paese che vai…

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