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In arrivo in Tv l’ultima follia dei reality americani. Partorire senza assistenza in una radura

Arriva direttamente dall’America l’ultima “carrambata” televisiva. Dopo tutti i possibili survivors, grassi contro magri, malattie imbarazzanti, accumulatori seriali, ragazzine incinte, ossessioni e reality di ogni tipo siamo pronti anche al docufiction sulla maternità, anzi sul parto in mezzo alle fratte perché la maternità è un argomento già abusato (“24 ore in sala parto” di Real Time, per dire). Il parto estremo in solitaria, senza aiuti, senza medici, senza ostetrici, ma magari con una piscinetta o meglio un laghetto naturale – dove mischiare feci e liquido amniotico che la creatura respirerà felicemente – per farlo nascere “dolcemente”, per non fargli sentire lo strappo del passaggio dal ventre liquido al gelido e asciutto mondo di fuori. Così Eli Lehrer, vicepresidente senior di Lifetime, ha dichiarato di sentire un legame con il plot di “Born in the Wild”, avendo fatto nascere il suo secondogenito a casa. E poi dice qualcosa che è quasi più onnipresente del richiamo alla natura: “Queste sono persone che hanno già avuto un figlio in ospedale e che hanno avuto una brutta esperienza e scelgono di provare qualcosa di nuovo. Accade, noi lo documentiamo”. Lo abbiamo sentito migliaia di volte: la condanna della medicalizzazione della gestazione e del parto, la freddezza delle stanzette di ospedale, il gelo della sala parto, la rudezza del medico, l’eccesso di parti cesarei. Tutto con un fondamento, per carità – e poi un fondamento lo si trova ovunque, anche nelle più fantasiose ipotesi di complotto. Ma è l’implicazione che è sballata: invece di aggiustare X si passa a Y, con l’illusione che Y sia il paradiso terrestre.
Dall’allegria di Mike Buongiorno e Raimondo Vianello alla grandezza di Enzo Tortora. Forse la tv era meglio quella di un tempo…

Il video del reality (prestare attenzione alla visione in quanto le immagini potrebbero essere troppo forti)

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