Il Washington Post di Bezos non pubblica una vignetta sul suo editore

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A proposito di libertà di stampa e nuovi padroni del vapore, sentite questa: il Washington Post di Jeff Bezos ha negato la pubblicazione di una vignetta che prendeva in giro, insieme al suo editore, anche gli altri grandi giganti del web americano accusandoli di ipocrisia nei confronti dell’ex nemico Donald Trump. Ann Talnaes, autrice del disegno, non è una disegnatrice qualunque. Ha vinto un Premio Pulitzer e rappresenta una firma molto apprezzata del quotidiano della Capitale. Ma evidentemente non si possono prendere in giro i sommi padroni. Nemmeno chi fa satira può farlo. Siamo al cortocircuito o, se preferite, al paradosso. Ma la realtà è stata proprio questa. La proposta di Talnaes è stata rifiutata dal quotidiano e la donna ha deciso di lasciare il giornale in polemica con la decisione. Inedita fino a quel momento. Il caso sta facendo esplodere la polemica negli Stati Uniti. E svela la reale natura del potere economico e non solo, anche politico, dei capi degli Over the Top. Scordatevi la retorica che ha accompagnato gli albori del web, della libertà, della gratuità, del confronto, della condivisione. Era retorica che è servita a qualcuno per mettere su un affare epocale. Come ogni far west, degenera nell’oligopolio. Al tempo furono le ferrovie, oggi sono le piattaforme. E, oggi come allora, i padroni non gradiscono che qualcuno li prenda in giro.

Il braccio di ferro continua ormai da tempo. Da quando fu negato ai giornalisti del Washington Post di schierarsi, di fare il loro endorsement che sarebbe andato alla Harris. Ora questo. In mezzo i piani di licenziamenti avviati dallo stesso Bezos con la giustificazione di ridurre i costi. Intanto i lettori precipitano a picco. Al Washington Post le cose non vanno bene. E, stando così le cose, fa sorridere che il motto del giornale sia diventato una lugubre profezia: “La democrazia muore nelle tenebre”. Appunto.

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