Sembra fantascienza, eppure quello che è da più parti definito come “controllo 2.0” della Rete (riferito cioè al filtraggio dei contenuti, al blocco e la rimozione dei siti sospettati di violare il Diritto D’Autore) potrebbe presto unire i propri sforzi all’azione di un brevetto depositato dalla Apple il 2 giugno di quest’anno. Si tratta di una tecnologia ad infrarossi sviluppata da Cupertino in grado di porre limiti all’uso “smodato” (per questioni legate anche alla privacy ed al copyright) delle fotocamere dei dispositivi iPhone, in circostanze ben precise. Le luci dei telefonini accesi mentre catturano immagini o effettuano minifilmati durante i concerti o altri eventi dal vivo, presto, potrebbero essere solo un ricordo grazie all’implementazione del sistema di image processing circuitry (processo di elaborazione delle immagini) già presente su ciascun device della Mela e che ora consentirà di intercettare se l’oggetto della ripresa (un quadro in un museo o il palco di un concerto dal vivo) abbia un segnale di protezione emesso da uno dei trasmettitori ad infrarossi posizionati all’occorrenza sul posto che si intende mettere al riparo dagli occhi indiscreti delle fotocamere. Un sistema che disabiliterà in automatico qualsiasi funzione di scatto o di registrazione audiovisiva del device di Cupertino. Qualora il brevetto venisse approvato dall’ Us Patent & Trademark Office (Ufficio statunitense dei brevetti e dei marchi di fabbrica), portarsi a casa il ricordo di un concerto o di uno spettacolo dal vivo potrebbe non essere più concesso. O magari solo parzialmente attraverso un watermark (una sorta di codice informativo) che contrassegna il file multimediale in modo permanente e potrebbe non consentire più di caricare e condividere i filmati su Internet, per una espressa violazione della proprietà intellettuale. Ed il fatto che sia un colosso industriale come la Apple a potersi garantire l’esclusiva di una simile tecnologia, fa certo pensare ad un potenziale accordo tra la Mela e le Major dell’intrattenimento interessate a salvaguardare gli interessi di un business che sentono sempre più minacciato dal web 2.0. La condivisione online di filmati amatoriali (di video creati da ciascun utente nel rispetto del copyright e senza fini di lucro e su cui YouTube ha creato un impero oltre che una vera e propria cultura di massa), come sappiamo, non è illegale, ma costa molto in termini di diritti di visione per quelle emittenti televisive in procinto di trasmettere magari un concerto. Diritti di esclusiva che non contano più quando in Rete è possibile vedere in streaming l’estratto di uno show o un evento di cui non si è pagato il biglietto. Certo potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per Cupertino, in termini di vendite specie per chi non condivida tale politica dell’azienda (e di chi ci sta dietro). Ma si tratta di dubbi che svaniscono nel momento in cui si pensa alla possibile contropartita della Apple: conquistare condizioni più favorevoli nella vendita delle canzoni su iTunes facendo un favore a quelle stesse televisioni che esercitano un controllo su numerose etichette discografiche. Si tratta solo di un’ipotesi, su cui però, varrebbe la pena soffermarsi.
Manuela Avino
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