Un video diffuso dal Fatto Quotidiano mostra Valter Lavitola, editore ed ex direttore dell’Avanti, colpito da provvedimento di cattura nell’ambito dell’inchiesta di Bari sulle escort, scendere dall’aereo che accompagnò Silvio Berlusconi nella visita ufficiale a Panama. Lavitola per il momento si chiude nel silenzio ma promette che spiegherà “nei dettagli lo ‘scoop’ del Fatto Quotidiano”.
E’ attesa intanto per domani la decisione del Tribunale del Riesame di Napoli che deve pronunciarsi relativamente all’inchiesta relativa al presunto ricatto al premier sulla competenza territoriale e sulla definizione del ruolo, sotto il profilo giuridico, di Silvio Berlusconi, il quale a seconda delle decisioni che saranno adottate potrebbe essere persona offesa oppure indagato o entrambe le cose insieme.
La procura di Napoli, dopo il doppio no opposto dal gip Amelia Primavera che ha ritenuto la competenza dell’autorità giudiziaria di Roma (dove sono stati trasmessi già gli atti), ha riproposto sabato scorso il problema all’ attenzione dei giudici del Riesame, rivendicando il diritto a continuare a occuparsi del caso.
L’argomentazione del procuratore aggiunto Francesco Greco e dei pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, è collegata alla incertezza sul luogo in cui si sia consumato il primo (o anche l’unico) episodio giudicato illecito e su una nuova ipotesi di reato formulata durante la discussione davanti al Riesame.
Si tratta della prospettazione di una presunta istigazione a rendere dichiarazioni false all’autorità giudiziaria che viene ravvisata in riferimento a quanto affermato da Tarantini durante gli interrogatori resi ai magistrati di Bari che indagavano sulle escort, e al gip e ai pm di Napoli, ai quali l’imprenditore riferì che Berlusconi non era consapevole del fatto che le ragazze condotte da Tarantini alle feste di Arcore e di Palazzo Grazioli venissero pagate. Circostanza quest’ultima, ad avviso degli inquirenti partenopei, smentita dalle intercettazioni acquisite dalla procura di Bari che dimostrerebbero la falsità della versione dell’imprenditore, una ricostruzione dei fatti in linea con quanto sempre sostenuto dal premier.
La configurazione di istigazione al mendacio (articolo 377 bis del codice penale), se condivisa dal Tribunale, potrebbe indurre i giudici a sollecitare l’iscrizione del premier nel registro degli indagati. Ciò significherebbe dunque che Berlusconi per gli inquirenti napoletani non è più da ritenere parte offesa di una presunta estorsione? L’interrogativo rappresenta l’ennesimo ‘busillis’ di questa complicata vicenda giudiziaria. I pubblici ministeri infatti non hanno proposto l’ipotesi di istigazione come alternativa al reato di estorsione contestata nei provvedimenti restrittivi a carico di Lavitola e dei coniugi Tarantini. Secondo la loro impostazione dunque si potrebbero convivere le accuse di estorsione configurate nei confronti dell’imprenditore e del direttore dell’Avanti (con Berlusconi dunque nelle vesti di parte lesa) e di induzione a mentire, che chiamerebbe in causa sia Lavitola sia lo stesso presidente del Consiglio (la norma infatti non punirebbe l’ indagato che viene indotto a raccontare bugie). Il Tribunale, nella sua autonomia, ha pertanto più strade da seguire: pronunciarsi sul solo reato di estorsione contestato nelle ordinanze, oppure “derubricare” l’accusa da estorsione a quella di istigazione a mentire, o ancora ritenere la sussistenza di entrambe le ipotesi, o ritenersi incompetente territorialmente – in armonia con quanto disposto dal gip Primavera – e limitarsi pertanto a provvedere solo sulle misure cautelari.
Massimo De Bellis
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