Questo l’intervento pronunciato al Quirinale dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, on. Paolo Bonaiuti, per la Giornata dell’informazione:
Signor Presidente della Repubblica, Signore e Signori,
non è un momento facile né per il giornalismo né per l’informazione. Il terrorismo che imperversa in molte zone del mondo, l’aumento delle guerre e dei confronti armati su scala locale, la crescita esponenziale dell’intolleranza e della violenza rendono sempre più rischioso questo mestiere che i miei maestri del “Giorno”, il primo quotidiano che ruppe di colpo vecchi e consolidati schemi, definivano artigianale, in quanto basato sulla pazienza, sulla perizia, sul sacrificio dell’artigiano. Un mestiere sotto tiro in questi ultimi tempi, sottoposto a molte e anche ingiuste critiche, accusato di aver ceduto terreno al gossip, al pettegolezzo, rispetto alle vere notizie, ma ancora e sempre capace di informare aldilà di tutto, anche a costo di sacrifici estremi, come quelli che stiamo ricordando qui oggi con la dovuta solennità. Sull’altro versante, quello tecnologico, la diffusione di internet, della rete globale, del satellitare riduce gli spazi professionali, favorendo una massificazione dell’informazione.
Nel nostro Paese è in corso una discussione annosa tra giornalisti ed editori sul contratto di lavoro, anche se nelle ultime settimane si avverte qualche segnale di buona volontà. Non è un momento facile per il settore dell’editoria, quotidiana e periodica, che vede una contrazione delle vendite assieme ad una riduzione della pubblicità, proprio mentre avanza una crisi finanziaria che non potrà non avere effetti negativi sull’economia reale. La crisi globale non poteva risparmiare l’editoria. Ho riferito alla Camera e al Senato come la Finanziaria preveda tagli in linea con quelli praticati in altri settori vitali per il nostro Paese. Attraverso un regolamento delegato dalla legge Tremonti, abbiamo cambiato il parametro per la concessione dei contributi diretti che non saranno più affidati alla libera dichiarazione dei beneficiari ma correlati alle copie effettivamente vendute e introdotto diverse semplificazioni.
Consapevoli del fatto che nessun taglio è mai indolore nel settore delicato del pluralismo della cultura e delle idee, abbiamo sottoposto il regolamento ad una consultazione preventiva molto ampia, riunendo a Palazzo Chigi una settantina di rappresentanti dell’editoria. Le loro proposte sono ora al vaglio dei tecnici del Dipartimento Informazione ed Editoria. Terremo conto di questi suggerimenti e di quelli richiesti in aula a deputati e senatori. Con l’intenzione di procedere al di sopra delle parti, con quello spirito bipartisan che abbiamo seguito nei cinque anni del precedente Governo Berlusconi. Ribadisco perciò quanto ho già garantito alla Camera e al Senato: questo regolamento – che dovrà essere approvato dal Consiglio di Stato – non sarà varato senza essere stato prima presentato alle commissioni competenti. E’ soltanto un passaggio importante, non quella legge sull’editoria che tutti auspichiamo e che è resa oggi più che mai necessaria dalle difficoltà del settore. Di fronte ad alcune critiche ingenerose e talvolta prevenute un punto però deve essere sottolineato. E’ stato il Parlamento sovrano ad emanare negli anni un complesso di regole che oggi molti non condividono, sia per quanto riguarda i contributi diretti sia indiretti, sia soprattutto le agevolazioni postali. Anche noi siamo tra quelli che ritengono che la situazione sia mutata e che certe regole dovrebbero essere perciò adeguate.
Da un lato, è finito il tempo dei contributi a pioggia. Dall’altro, comprendiamo quanto siano necessarie al pluralismo alcune testate di cui lo Stato garantisce l’esistenza anche al di fuori del mercato, in particolare quelle che fanno riferimento a veri movimenti politici. Per questo abbiamo mantenuto integri i contributi diretti per l’anno 2007, che saranno pagati a fine anno, attingendo, con notevole sacrificio, anche a voci di bilancio della stessa Presidenza del Consiglio. Ma il problema si porrà nel 2009.
L’impostazione generale di questo governo in materia di finanza pubblica è restare nell’ambito dei parametri di Maastricht, puntando sul taglio delle spese senza aumenti delle tasse: e ricordo che il nostro sistema di contributi all’editoria ha già incontrato difficoltà a Bruxelles per la sua unicità in Europa. Abbiamo combattuto per difenderlo dalle critiche della Commissione ma siamo anche consapevoli delle compatibilità di bilancio e delle difficoltà del momento. Cercheremo dunque di esercitare la delega sull’Editoria per sostenere il settore – al quale ho dedicato anche la mia attività precedente di giornalista – con un impegno forte e concreto. Chiedendo al Parlamento di contribuire a questo sforzo per arrivare, in tempi brevi, ad una legge di sistema innovatrice, ampiamente condivisa.
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