Editoria

Il Tar ordina a Report di rivelare le fonti, esplode la polemica

Il Tar del Lazio ordina a Report di consegnare gli atti su un’inchiesta giornalistica. Secondo la trasmissione si tratta di una pronuncia assurda perché indurrebbe la redazione a rivelare le sue fonti. Il caso ha infiammato il fine settimana e la sentenza del tribunale amministrativo arriva a pochissime ore da un’altra, attesa per domani, sulla questione sempre aperta del carcere ai giornalisti.

La scelta del Tar su Report

I giudici hanno accolto il ricorso presentato dallo studio legale di Andrea Mascetti. Il professionista era stato citato in un’inchiesta di Report. E ha smentito le ricostruzioni giornalistiche che lo avrebbero visto vicino e consulente della Regione Lombardia. Il tribunale amministrativo, dunque, ha ingiunto alla Rai di consegnare atti e svelare, così, l’identità delle fonti. Ma Report ha già annunciato l’intenzione di presentare a sua volta ricorso al Consiglio di Stato. E, se del caso, di portare la questione fino alla Corte europea. A sostegno delle rimostranze della trasmissione c’è un elemento che non è poi così secondario. La legge, infatti, tutela il segreto professionale dei giornalisti. Che possono legittimamente negare di svelare l’identità delle loro fonti. Si tratta di uno dei cardini stessi della professione giornalistica.

Report, l’alleanza Lega-Italia Viva

Come sempre accade in questi casi, il caso diventa politico. Le reazioni si sono accavallate. Di segno contrario, evidentemente. Per il commissario di vigilanza Rai in quota Lega, Massimiliano Capitanio, Report sta facendo del “vittimismo”. E ha ribadito che “vogliamo vederci chiaro su tutte le trasmissioni giornalistiche di inchiesta del servizio pubblico. Così come chiediamo che rispettino leggi, trasparenza e diritti costituzionali, che non violino il pluralismo. E, a tal proposito, faccio notare che delle prime sette puntate della nuova edizione di Report addirittura tre sono dedicate alla Lega”. Italia Viva rampogna Report. Luciano Nobili sui social ha scritto “Una sentenza ha stabilito che la trasmissione deve fornire al giudice l’accesso ai documenti sulla base dei quali hanno costruito una loto inchiesta e rivolto accuse giudicate diffamatorie da chi ha fatto ricorso. Nonostante ciò Ranucci e la sua trasmissione si rifiutano di rispettare la sentenza”. Dunque ha tuonato: “Che Report non abbia più nulla a che fare col giornalismo lo sappiamo. Che le loro ricostruzioni siano costruite con materiali di dubbia provenienza anche. Ma che una trasmissione Rai si faccia vanto di non rispettare una sentenza è oggettivamente incredibile”.

Ranucci: “La Costituzione tutela attività giornalistica”

Sul caso è intervenuto anche il segretario del Pd Enrico Letta. Che ha detto: “Le sentenze si rispettano sempre. Ma questa del Tar sulle fonti di Report lascia davvero perplessi. Non vedo come possa resistere agli ulteriori gradi di giudizio”. Sigfrido Ranucci ha replicato ai critici, in particolare a Luciano Nobili:  “Io sono figlio di un uomo delle forze dell’ordine. Per me la legge è sopra a tutto. E la legge mi permette di tutelare le fonti. E lo farò fino alla morte. Nobili, piuttosto, deve informarsi meglio”. E ancora, interpellato da Adn Kronos, ha spiegato. “Non è il giudice ad aver chiesto l’accesso agli atti, ma un privato il quale ha chiesto l’accesso alle fonti giornalistiche. Fonti e attività giornalistiche che, se Nobili non lo sa – e questo mi stupisce visto che è un parlamentare e dovrebbe saperlo- sono tutelate dalla Costituzione”.

Marina Pisacane

Marina Pisacane

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