Il Tar del Lazio ha deciso di non sospendere il bando WiMax, che quindi per ora va avanti senza novità. Il tribunale amministrativo regionale non ne vede il motivo d’urgenza, in quanto- scrive il giudice- le caratteristiche del bando non precludono al principale ricorrente (Mgm) l’accesso ad almeno una delle licenze. La decisione finale del Tar resta tuttavia aperta e sarà fissata con il giudizio di merito, nei prossimi mesi. Finisce così, con nulla di fatto, il primo round di una contesa su cui sono puntati gli occhi di molti operatori, utenti e addetti ai lavori.
Com’è noto la delibera Agcom (Autorità Garante delle Comunicazioni) che aveva dato le linee guida del bando ministeriale WiMax è stata impugnata al Tar dal provider Mgm, che opera in Germania. Si sono aggiunti poi al ricorso Altroconsumo e l’associazione Antidigital Divide. Mgm ha poi deciso di impugnare non solo la delibera, ma anche il bando ministeriale. È un raro caso di questione tecnica che ha richiamato l’attenzione di molti, come testimoniano anche le oltre 100 mila firme finora raccolte da Beppe Grillo per modificare il bando del WiMax.
Questi vari soggetti chiedono che le condizioni di accesso alle licenze siano cambiate, in modo da tagliare fuori dall’asta gli operatori Umts. È noto che in altri Paesi, come la Francia, le regole dell’asta WiMax hanno favorito operatori minori (come Bolloré) a svantaggio del principale (France Telecom). Le licenze infatti sono state assegnate in quel caso attraverso un’asta detta “beauty contest”, che teneva cioè conto non solo del migliore offerente ma anche della validità del progetto dell’operatore per il bene del Paese. L’asta italiana invece sarà una normale asta dove vince chi offre più soldi per le licenze. È vero che Ministero ha previsto sì misure asimmetriche, stabilendo che la maggior parte delle licenze siano assegnate a operatori privi di Umts; ma questo a detta dei ricorrenti non è sufficiente. Vorrebbero quindi che il WiMax fosse in mano solo di operatori minori. Lo scopo è riaprire la concorrenza nel mercato banda larga italiano, che è concentrato nelle mani di Telecom Italia in un livello senza uguali nel resto d’Europa.
Certo però la mancata sospensione del bando sarà presa come una buona notizia per i grandi operatori, che infatti sono intervenuti nel ricorso nella figura di “resistenti”, al fianco di Agcom: si leggono i nomi di 3 Italia, Telecom Italia, Tim, Vodafone e Wind.