Dalla costituzione dell’anagrafe dell’editoria al taglio degli aiuti ai giornali di partito, passando per i contributi alle spese di spedizione attraverso l’introduzione del credito d’imposta. L’altro ieri la Conferenza Stato-Regioni ha dato l’ok al disegno di legge governativo sul riordino del settore editoriale che ora approda in commissione cultura della Camera. «Il testo – spiega Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria – parte dal disegno di legge Bonaiuti che, pur in presenza di un ampio accordo parlamentare, non arrivò all’approvazione soltanto per una questione di tempi tecnici. Ora mi auguro che attorno a questo nuovo disegno di legge si esprima la fattiva collaborazione di tutti i gruppi parlamentari».
Sottosegretario Levi, come è stata disciplinata la controversa materia dei contributi ai giornali di partito che tante polemiche continua a suscitare?
«Aiuti diretti verranno elargiti solo a cooperative costituite da giornalisti e tipografi e ai giornali espressioni di un solo gruppo parlamentare».
Un esempio?
«L’Unità è l’organo dei Ds, Europa della Margherita. Uno dei due, con l’Ulivo e a maggior ragione con l’avvento del Pd, non avrà più aiuti. L’altro, eventualmente, può trasformarsi in cooperativa. Inoltre, non avranno più contributi pubblici quei giornali che fanno ‘panini’ con testate locali in cooperativa».
Come interviene il testo sul mercato pubblicitario?
«Con il divieto, per gli esercenti di attività di intermediazione, di ricevere compensi dagli editori. Una regola che vale anche per il comparto televisivo».
Uno degli argomenti più dibattuti riguarda i contributi indiretti agli editori sulle spese di spedizione.
«Il nostro Paese ha il record negativo dei giornali venduti in abbonamento postale, appena il 9% contro un media europea che si aggira sul 20%. Il disegno di legge introduce il credito d’imposta. Lo Stato non eroga più direttamente e benché resti invariato il limite massimo del 50% sulla spesa postale, le imprese editoriali hanno la possibilità di scegliere l’operatore cui affidare la distribuzione del loro prodotto. E il credito d’imposta sarà applicato anche per accompagnare gli investimenti per l’innovazione tecnologica».
La nuova legge abolisce l’iscrizione delle testate ai tribunali.
«Sì, e introduce l’obbligo di iscriversi al Roc, il Registro degli operatori della comunicazione».
Un migliaio di giornalisti espulsi dal mercato nei prossimi cinque anni. Una questione occupazionale di non poco conto.
«Governo, editori e giornalisti formeranno un osservatorio per l’occupazione. Uno strumento che servirà per monitorare il mercato in attesa di una auspicabile ripresa della trattativa, in tempi rapidi, tra editori e giornalisti per il rinnovo del contratto».
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