Il silenzio delle fonti zittisce i giornalisti, la polemica in Veneto

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Ordine dei giornalisti

Il giornalismo italiano ha un problema (serio) con le fonti che restano in silenzio. Non è una novità. E non riguarda, a ben vedere, solo la stampa nazionale. Anche fuori dal nostro Paese, come per esempio in Medio Oriente, sembra che si assista a una vera e propria stretta che fa calare una coltre di silenzio sui casi più interessanti. A complicare il quadro ci sono, poi, i social e i loro interessi economici che impongono algoritmi utili a “nascondere” le notizie promuovendo contenuti di intrattenimento (chiamamoli così, per carità di Patria).

L’ultimo caso, dopo la sollevazione in Sicilia (poi rientrata) sul caso Bayesian, arriva dal Veneto. È successo che sia stata uccisa una donna ad Abano Terme, in provincia di Padova. Ed accade che dagli inquirenti non trapeli nulla, ma proprio niente. Nessuna notizia ufficiale. Cosa che al Sindacato dei Giornalisti Veneti non va per niente giù: “Chi ha paura delle notizie? È la domanda che ci si pone ogni qualvolta qualche magistrato applica, con l’alibi della norma Cartabia, una sorta di censura preventiva, tacitando alla stampa sempre più notizie, arrivando a nascondere addirittura un femminicidio avvenuto ad Abano Terme”. Questo è l’incipit di una lunga nota apparsa sul sito del Sindacato giornalisti Veneto che “dichiara tutto il suo sdegno di fronte alla condotta della procura di Padova che nemmeno dopo l’arresto del marito per l’omicidio della moglie ha ritenuto suo dovere informare l’opinione pubblica”. Un dovere “perché la giustizia – è bene ricordarcelo sempre – è amministrata in nome del popolo italiano. E il popolo italiano ha il diritto di sapere dalla fonte titolata cosa è avvenuto”, spiegano dal Sindacato. Che accusa: “Un fatto di cronaca di una gravità sconcertante che la Procura evidentemente non ha ritenuto di interesse pubblico e di cui si è venuti a conoscenza, quasi cinque mesi dopo, solamente grazie al lavoro zelante di un bravo giornalista del Corriere del Veneto. Persino il sindaco della città termale ha dichiarato di avere appreso la notizia, non senza disappunto e sconcerto, leggendo il quotidiano”.

La vicenda va oltre persino la polemica sulla legge Cartabia, “rispetto al quale il Sindacato Veneto fra i primi ha messo in guardia sul rischio della compressione del diritto-dovere di informare costituzionalmente tutelato”, che “non c’entra nulla”. “Ci può essere di maggiore interesse pubblico di un femminicidio? Tale crimine rappresenta un’emergenza nazionale, cui il Veneto purtroppo non è esente.  Eppure i magistrati di Padova hanno ritenuto che l’indagine di Abano non debba essere resa nota. Ripetiamo la domanda: chi ha paura delle notizie?”.

 

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