Anonymous non sceglie a caso le sue vittime e quando lo fa punta in alto.
È accaduto ieri quando il gruppo di pirati del web ha sferrato un attacco informatico a Godaddy: server statunitense che accoglie milioni di siti di tutto il mondo, con la conseguente messa fuori uso di milioni di siti su tutto il territorio nordamericano.
Sono caduti come birilli uno dopo l’altro tutti i domini ospitati dal server e i servizi di posta elettronica e telefonico.
L’operazione è stata rivendicata nel giro di poco da un membro di Anonymous con una dichiarazione su Twitter, in cui giustifica l’attacco al server in nome di necessari controlli sulla cyber sicurezza.
Il terremoto che ha investito il più grande server mondiale non avrebbe fortunatamente compromesso le informazioni sensibili dei clienti, come i dati delle carte di credito, password o nominativi e indirizzi, è quanto assicura lo staff di GoDaddy ,che già da oggi è tornato operativo.
Rimane comunque un’azione, quella di Anonymous, ben mirata e volta a colpire il colosso dei domini internet.
Proprietario di GoDaddy è Bob Parsons, ex marine in Vietnam che una volta tornato negli Usa si è laureato ed è riuscito a commercializzare un suo programma di contabilità, fino a vendere la propria impresa per ben 64 milioni di dollari.
E probabilmente attingendo anche ai proventi della vendita, nel 1997 fonda GoDaddy, server che conta 45 milioni di domini registrati.
Da bravo papà, Parsons porta la sua creatura alle vette con una buona strategia di marketing ed investimenti e si serve degli spot del Superbowl (il popolare incontro di football americano) per pubblicizzare GoDaddy; in più compete sul mercato con prezzi concorrenziali ma soprattutto trae gran parte del suo fatturato dai certificati SSL.
La sigla sta per “Secure Sockets Layer”, un protocollo progettato per consentire alle applicazioni di trasmettere informazioni in modo sicuro e protetto, business su cui Parsons ha puntato molto.
Dal 2011, a ricoprire la carica di amministratore delegato del server, è Warren Adelman e in parte anche verso di lui potrebbe essere indirizzato l’attacco di Anonymous, infatti Adelman potrebbe essere stato punito per alcune sue dichiarazioni a supporto della legge SOPA, il provvedimento tanto discusso negli Usa per la censura preventiva del web.