Il Roma compie 160 anni, una bella storia di Napoli e del Sud

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Ieri è stata una grande giornata: il Roma, lo storico quotidiano di Napoli e del Sud, ha compiuto 160 anni. Si tratta di un’epoca intera, che si estende dagli albori dell’Unità d’Italia e raggiunge fino il mondo digitale. Che il giornale ha raccontato ogni giorno, puntualmente salvo alcune pause più o meno lunghe, senza mai tradire l’appuntamento in edicola coi suoi lettori che, da generazioni, si passano il rito mattutino del caffé e della lettura del quotidiano. Il Roma è nato con una sfida nel nome. Il 22 agosto del 1862, garibaldini e mazziniani napoletani capeggiati da Diodato Lioy, lanciarono la corsa alla Capitale: ci vorranno altri otto anni prima della breccia di Porta Pia e dell’annessione della Città eterna al Regno d’Italia. La sfida, 160 anni dopo, è un’altra ma non meno appassionante e (apparentemente) impossibile: quella di continuare a raccontare una grande capitale del Sud, come Napoli, e farlo con tutti i mezzi possibili, compresa (o forse soprattutto) la carta.

Il Roma ha raccontato la storia di una città grande e per farlo s’è strettamente annodato a Napoli. Non si può capire il Roma senza conoscere il suo rapporto con una città. Un racconto, quello del quotidiano e del suo percorso lungo, entusiasmante, accidentato a tratti ma sempre improntato a uno spirito di testimonianza e di servizio. Il Roma è Napoli, dunque: gli esordi garibaldini e l’entusiasmo borghese per la nascente Italia. Poi il fascismo e il rapporto spigoloso con il Cln che ne proibì, per diverso tempo, la pubblicazione. Dunque il ritorno, legato a quel personaggio immenso di Napoli, troppo ingenerosamente vituperato quale è stato Achille Lauro. Eppure altre grandi personalità hanno toccato, sfiorato, incrociato i loro destini col Roma. Se vi capita di rivedere l’adattamento televisivo di Questi Fantasmi, vedrete all’inizio del secondo atto, Pasquale Lojacono (Eduardo) che sfoglia il Roma per controllare se ha pubblicato l’annuncio della pensione che intende allestire nel palazzo “stregato”.

Tante intelligenze hanno scritto su questo giornale. Da Piero Buscaroli, illustre musicologo, Julius Evola e Leo Longanesi. Prima ancora, sul Roma, aveva scritto Francesco De Santis, uno dei più grandi letterati e patrioti italiani del suo tempo.

Gli anni ’80 del secolo scorso assistettero alla chiusura del Roma, dopo i fasti degli anni ’60 e ’70. Il giornale tornò in edicola, dopo una breve parentesi targata Casillo tra il 1990 e il ’93, grazie a Pinuccio Tatarella, esponente politico che ebbe il coraggio di traghettare la destra del Msi nell’era moderna, ponendosi tra i fondatori e gli ideatori del progetto di Alleanza Nazionale. Dal marzo del 2013, il giornale è edito da una cooperativa che si regge sulle sue gambe e sul lavoro, appassionato, dei suoi giornalisti. Diretto da Antonio Sasso, vicedirettore Roberto Paolo. Continua a svolgere il suo compito: il racconto di Napoli, nel terzo millennio. Un’era che si vagheggiava felice ma che, come tutte le cose umane, non può esserlo fino in fondo.

Al Roma sono giunti gli auguri di tutti: proprio come si dice in questi, di tutte le autorità militari, civili e religiose. Gente dello spettacolo, nomi della politica e vertici della magistratura. Allo storico e prestigioso quotidiano di Napoli e del Sud che nacque per conquistare Roma e oggi, al tempo del populismo trionfante, punta a ribadire la necessità e la centralità di un’informazione giusta, rigorosa e appassionata, giungano anche i nostri auguri.

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