C’è tempo fino alla fine di maggio per riportare in edicola il Riformista e pubblicare quel numero minimo di copie richiesto dalla presidenza del consiglio per accedere agli aiuti pubblici all’editoria. Fondi per 1,8 milioni di euro che possono alleviare l’onere economico per l’editore che voglia riportare in vita il quotidiano arancione, visto che il Riformista è entrato in liquidazione portandosi dietro debiti per circa 8 milioni di euro. Del buco, in particolare, servono 4,2 milioni di euro da saldare ancora per il passaggio della testata dalla famiglia Angelucci a Emarmele Macaluso (foto) e Gianni Cervetti (sono stati versati solo 800 mila euro su un totale di 5 mln), un altro milione a copertura di spese varie come l’affitto di redazione e uffici, un milione di scoperto bancario, circa 500 mila da versare ai dipendenti e i restanti 1,3 milioni circa per chiudere i conti aperti coi fornitori.
Gli aiuti pubblici possono quindi far comodo al nuovo possibile acquirente, che ha tempo comunque fino a fine anno per farsi avanti.
Ma chi è il cavaliere bianco interessato al Riformista? Al momento, secondo quanto risulta a Italia Oggi, c’è stato solo qualche contatto informale da parte di alcuni imprenditori. Tra i nomi circolati c’è anche quello di Claudio Velardi, imprenditore ed ex consigliere politico di Massimo D’Alema con un passato nell’editoria dell’Unità fino alla fondazione dello stesso Riformista. Velardi avrebbe scelto come nuovo direttore Oscar Giannino, il quale però smentisce a Italia Oggi di aver mai affrontato l’argomento e, da convinto liberista, si dichiara un po’ perplesso sul suo accostamento a una testata come quella romana.
Per incentivare l’acquisto del giornale fondato nel 2002 da Antonio Polito, potrebbe essere svalutato anche il valore della testata dagli iniziali 4-4,5 milioni a quota 2 mln. Ma tra i vari problemi del quotidiano c’è soprattutto quello della spada di Damocle dei fondi pubblici ricevuti in passato e che ora potrebbero essere chiesti indietro. Il consiglio di stato ha confermato infatti la multa da poco più di 103 mila euro inflitta dall’Agcom all’imprenditore Antonio Angelucci per aver violato l’obbligo di comunicare il controllo delle società editrici di Libero e Riformista, almeno dal 2006 al 2010. Controllo che, se dichiarato, avrebbe escluso una delle due testate dalla rosa dei beneficiari dei fondi statali. Nel frattempo, è partita la cassa integrazione biennale per 12 giornalisti a cui si aggiunge quella per poco più di una decina di poligrafici, sempre per 24 mesi.