Al ministro della giustizia Paola Severino non è andato giù l’articolo pubblicato su “Il Fatto” da Vittorio Malagutti pochi giorni fa, intitolato: “Severino, vive in una villa da dieci milioni ma nella scheda personale non figura nulla”.
L’approfondimento giornalistico si inserisce all’interno della pubblicazione dei redditi dei ministri, e a tal proposito Antonio Padellaro scopre che il ministro Severino ha omesso un dettaglio non trascurabile, una villa da 10 milioni di euro di sua proprietà.
Tra le proprietà immobiliari del ministro del governo Monti non era stato inserito l’immobile della discordia, di proprietà della società Sedibel s.s., di cui la Severino detiene il 90%. Il restante 10% è passato nelle mani della figli del Guardasigilli, Eleonora Di Benedetto.
La Sedibel a cui il ministro era a capo prima della sua nomina in parlamento, viene da lei stessa difesa e definita come una società trasparente e che in nessun modo avrebbe tentato di occultare irregolarità al fisco.
La responsabilità della mancata registrazione della dimora non annoverata tra le voci “quote e azioni societarie”, sarebbe riconducibile ad un errore del commercialista, dichiara la Severino.
Il commercialista incaricato di compilare il prestampato pubblicato poi sul sito del Ministero della Giustizia, avrebbe escluso dalle proprietà la dimora milionaria perché non rientrava tra le partecipazioni in società di capitali, alle quali sembrava riferirsi il modulo.
Una svista, un’interpretazione inesatta questo sarebbe alla base dell’omissis su cui si è costruito lo scoop de “Il Fatto”, a cui la Severino ha risposto sulle pagine di un altro quotidiano “La Repubblica”, dicendo che il danaro non sarebbe per lei fonte di imbarazzo in quanto sempre guadagnato onestamente.
Il confine tra il diritto di esigere trasparenza dai ministri e la sete di gossip con cui si scambia talvolta l’informazione sarebbe troppo labile, secondo la replica di Paola Severino.
Arianna Esposito
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