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IL PUNTO SUL BEAUTY CONTEST: RAI E MEDIASET PARTECIPERANNO ALL’ASTA?

Ieri scadeva il termine fissato dal ministro Passera per la decisione sul beauty contest, ma l’Esecutivo ha sciolto ogni dubbio già da diversi giorni. Il famigerato “concorso di bellezza”, che avrebbe attribuito ai maggiori operatori sul mercato i diritti d’uso per i sei multiplex di frequenze da destinare al settore audiovisivo, è stato cancellato dal Governo. Sarà un’asta, come quella svoltasi a settembre per il settore delle telecomunicazioni, ad assegnare le frequenze contese, portando così entrate dirette nelle casse dello Stato. Si tratta sicuramente di una statuizione in linea con alcune precedenti misure del Governo Monti, ma ci si chiede quanto realmente possa fruttare la vendita dei multiplex. Mediobanca ha calcolato in 1,2 miliardi il possibile incasso dello Stato dall’asta delle frequenze. Va però considerato che alcune delle frequenze in ballo, precisamente quelle in banda 700 Mhz, dovranno essere destinate agli operatori mobili entro il 2015, conformemente alle decisioni prese dall’Unione Europea per favorire lo sviluppo delle reti di nuova generazione. Per questo motivo, l’Esecutivo sarebbe orientato a dividere le frequenze in più pacchetti: i multiplex destinati alle telco sarebbero assegnati agli operatori televisivi per tre anni, mentre le restanti frequenze potrebbero essere attribuite in via definitiva. A questo punto diventa fondamentale l’intervento dell’Agcom . L’Autorità dovrà pronunciarsi sulla ripartizione dei lotti di frequenze, e decidere quanto spazio dare agli operatori mobili, altresì fissando i tempi di assegnazione.

A complicare ulteriormente una situazione già ingarbugliata è arrivata la direttiva 140/2009 CE, attuata dal decreto legislativo del 6 Aprile sulle comunicazioni elettroniche. L’atto europeo, in ottemperanza del principio di neutralità tecnologica, permette agli operatori audiovisivi di destinare le proprie frequenze DVB-H (tv mobile) alla trasmissione di programmi in digitale terrestre. Il DVB-H, come stabilito dall’Agcom in una recente analisi di mercato, è una tecnologia in declino. Ma quali effetti potrebbero avere i dettami comunitari sull’asta? Rai e Mediaset possiedono cinque multiplex a testa, quattro per il digitale terrestre e uno per altri tipi di trasmissione. L’Antitrust europeo ha fissato a cinque il numero massimo di multiplex da utilizzare per il DVB-T. Se Rai e Mediaset decidessero di riservare al digitale le frequenze attualmente inutilizzate, raggiungerebbero il tetto previsto dall’UE e, di conseguenza, non potrebbero partecipare all’asta. Ma qui va fatta un’ulteriore distinzione.

Mediaset si è opposta con vigore all’annullamento del beauty contest. Il presidente, Fedele Confalonieri, ha fatto notare che si tratta delle formula utilizzata nella gran parte dei paesi europei. Ha inoltre detto che Mediaset difenderà i propri diritti, ma non è sicura la sua partecipazione all’asta. Effettivamente il Biscione possiede una frequenza DVB-H che, se convertita, sarebbe molto redditizia. Per evitare gli esborsi derivanti dall’asta, Mediaset potrebbe rinunciare ad essa . In questo modo si avrebbe la gara competitiva tanto caldeggiata dall’Unione Europea, che dal 2004 ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per ostilità verso i nuovi operatori. Ma sugli introiti peserebbe molto l’assenza di un competitor come Mediaset. In ogni caso, per diversi esperti del settore c’è poco da preoccuparsi, perché è difficile che la conversione possa avvenire prima dell’inizio della gara.

Diametralmente opposta è la posizione della Rai, che possiede una frequenza di sperimentazione DVB-T2, che in questo momento non consente copertura nazionale e presenta diverse interferenze. Ma l’attuale inutilità del multiplex è inversamente proporzionale all’utilità che avrà nel 2015, quando tutti i televisori dovranno adeguarsi alla nuova normativa prevista dal Governo. Infatti, tra tre anni saranno commercializzati solo apparecchi capaci di ricevere il nuovo standard. Il DVB-T2 consente una maggiore ampiezza di banda e la trasmissione del digitale terrestre in alta definizione. Facile dedurre che se la Rai conservasse il suo multiplex, farebbe un ottimo investimento per il futuro ed assicurerebbe la sua partecipazione all’asta.
Alberto De Bellis

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